Sotto Torchio - 30 Giugno 2022

Signorile (Mezzogiorno Federato): “Il governo non sta affrontando la crisi del M5s che ha portato solo ad accrescere l’astensionismo”

A Sottotorchio, la rubrica di approfondimento di Aldo Torchiaro su Riformista Tv, ospite di oggi è Claudio Signorile a lungo al vertice del partito socialista e oggi leader del movimento Mezzogiorno Federato.

In riferimento alla lunga esperienza di politico di lungo corso, subito un focus sulla situazione del governo. Se la tenuta dello stesso sia a rischio. Signorile: “Partiamo prima di rispondere a questa domanda dalle origini del governo. Questo non è un governo parlamentare ma un governo presidenziale, un governo che è stato espresso dalla volontà costituzionalmente protetta dal presidente della Repubblica”.

“Il Presidente – spiega Signorile – ha indicato una figura dallo spiccato spessore tecnico e morale, mandando al Parlamento un messaggio nel quale chiedeva non di usare le logiche della contrattazione parlamentare, quanto piuttosto di fare una scelta patriottica con la votazione di questo governo e del suo programma”.
“Perché lo sto ricordando? Perché non è che nel momento in cui il percorso è stato indicato – tra pandemia, guerra e realizzazione del Pnnr – manca poi un programma parlamentare. Lo vediamo anche in quello che è accaduto ieri. Conte sottolinea la gravità di quello che secondo lui è avvenuto. Di Maio porta avanti la scissione che non è politica ma parlamentare, e lì si ferma. Attenzione a questo. Questo è un governo che non può cadere”.
Se il raggio di azione di questi politici sia determinato anche in virtù di un loro handicap di base. Ovvero, può cadere il dubbio se Mario Draghi è un leader politico oppure se Di Maio sia il leader di un nuovo soggetto politico.

Signorile: “No, non lo sono. Stiamo vivendo un periodo di incertezza di un contesto nato su altre regole, riferimenti, obiettivi. Nessuno tra coloro che ha citato si può presentare come leader politico, perché non ha prospettive, non ha programmi. In questo momento, lo stesso Salvini non riesce e non va oltre un determinato riferimento. Ragioniamo così. E questo significa che questo governo ha delle cose da fare e le farà. Quando Draghi convoca d’urgenza un consiglio dei ministri è l’atto di chi oggi presiede il governo e deve rendere esecutive delle decisioni di natura economica, tecnica sociale. Se si esce fuori da questo nascono i problemi”.

Si discute della crisi del Movimento 5 Stelle, un partitone col 31% dei voti, praticamente 1 elettore su 3. Signorile: “Non è mai stato un partito. È stata un’espressione che si è manifestata in modo dirompente (al sud siamo arrivati al 40%). Adesso però succede che non serve più. I 5 Stelle sono serviti in un momento importante. Hanno fatto sì che la disaffezione, il disimpegno non si manifestassero in maniera disorganica. I 5 stelle sono stati questo: un movimento che ha espresso alcune cose, anche importanti, rispondendo ad una domanda che veniva da una parte del paese. Non dobbiamo ignorare questo. Alcune delle battaglie dei 5stelle sono autentiche. Io poi considero sciagurate molte delle posizioni prese, però hanno fatto qualcosa che rispondevano in parte alle esigenze del paese”.

Su chi raccoglierà quel 32% di elettori. Prosegue Signorile: “Questi voti non li raccoglierà nessuno. Anche perché c’è un alto tasso di astensionismo. Noi dobbiamo porci come problema quello dell’astensione, che non è il disprezzo della politica ma la disaffezione, il rifiuto di considerare serie le proposte politiche. E questo problema è destinato a crescere ancora. La crisi dei 5 stelle non farà crescere l’elettorato del Pd, o di Salvini. Farà crescere l’astensione, se non c’è una offerta politica diversa che però deve tenere conto di una domanda fondamentale che nel Mezzogiorno è di rinascita. Proprio lì ad esempio non si può parlare, come fatto dalla Carfagna, di fare l’hub energetico e poi mantenere lo stesso sistema strutturale dai servizi alla sanità in condizioni di inefficienza. Nasce da questo la nuova domanda meridionalista, che è un lavorare sul territorio, entrare nella comunità”.

Sulla gravità della crisi: “Anche alle amministrative siamo arrivati al 42% di voto espresso. Viene fuori il fatto che si sono espressi bene non i grandi partiti ma tutti i voti civici. A Taranto abbiamo stravinto col sindaco Melucci. Il Pd ha preso invece il 19% ad esempio”.
Cosa vuole essere un Mezzogiorno federato: “Federare tutte le regioni del Mezzogiorno affinché vi sia unico soggetto capace di interloquire con lo stato, con la comunità europea, con il governo, ed essere portatore di progetti di rinascita: il sistema delle infrastrutture, la logistica, il sistema ferroviario, la catena dei trasporti, la sanità del territorio, la formazione attraverso gli istituti professionali. Non una macro regione, ma qualcosa di diverso. Si federano i poteri. L’articolo della costituzione, il 117, consente di avere poteri autonomi”.

Quale sarà l’offerta politica in questo progetto federato: “Si costruisce una realtà su una base federativa, senza struttura gerarchica e si mettono insieme le esperienze riformiste, comprendendo anche la Sicilia che si è sempre mossa in chiave autonomistica. Ci sarà un incontro decisivo il 10 luglio. Il prossimo obiettivo saranno le elezioni politiche dove saremo presenti”.

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