Sotto Torchio - 9 Giugno 2022

Severodonetsk, l’inviata di guerra Coluccello: “Parte residenziale in mano ai russi. Quella industriale agli ucraini. Città che resiste”

Per l’approfondimento quotidiano di Sotto Torchio su Riformista Tv oggi Aldo Torchiaro intervista la giornalista Luciana Coluccello, che negli ultimi mesi ha raccontato gli sviluppi del conflitto in Ucraina proprio dai teatri di guerra.
È il 106esimo giorno di guerra. Si inaspriscono i bombardamenti da parti incrociate sulla città di Severodonesk. Parola a chi la guerra la sta raccontando ‘boots on the ground’. L’esperienza della giornalista: “Sono arrivata in Ucraina l’8 marzo. Ci sono rimasta 83 giorni. Sono andata subito a Kharkiv sotto assedio il 14 marzo. Faceva ancora molto freddo. Ci sono poi stata a maggio, quando ho trovato una città completamente diversa. Quella felicità nel dire ‘la controffensiva ucraina ha funzionato’ è durata poco”.

Prosegue: “È stato strano vivere questi 83 giorni dall’inverno. Non mi sarei mai aspettata che questa guerra potesse essere così lunga. Mi sono ritrovata che era estate, la guerra era ancora in corso ed io ero ancora lì”.
Su cosa stia accadendo nel Donbass a Severodonesk: “In questo momento la parte residenziale è in mano ai russi. La parte industriale ancora in mano agli ucraini. Quindi, di fatto, Severodonesk è una città che resiste. Si sta paragonando spesso a Mariupol. In realtà il paragone più azzeccato è con Irpin, perché ancora Severodonesk sta resistendo. Il Donbass è un territorio particolare. Le simpatie per i russi effettivamente ci sono. A me è capitato di andare a Sevedonesk fino a un mese fa, avendo una percezione diversa rispetto ad altri posti”.

L’esperienza sul campo di Coluccella: “Sono stata lì in bunker dove la gente viveva dal 24 febbraio. Queste persone potevano scappare, anche senza soldi. Erano famiglie, bambini. Mi sono chiesta come mai queste persone non lasciano la città andando a Dnipro, anche momentaneamente”.

Dunque, perché non scappare? Coluccella: “Potevo capire che gli anziani faticassero a lasciare le abitazioni. Non capivo le famiglie. L’unica spiegazione è che a Severodonesk chi resta aspetta i russi. C’è però una sacca di ucraini che ancora resiste nella zona industriale. Dunque, vedremo cosa succederà nei prossimi giorni”.

Si parla della carriera e delle scelte di vita di Coluccello sino alla partenza come inviata di guerra: “Bella domanda. È una passione che avevo da sempre, da quando a 14 anni avevo letto tutti i libri di Oriana Fallaci. All’università mi sono laureata con una tesi sull’Afghanistan, innamorandomi di quel mondo. In realtà era una passione che era in me, poi scemata quando ho iniziato ad occuparmi per la tv di tutt’altro. Principalmente di cronache italiane”.

Poi accade qualcosa di storico: “Ad agosto 2021 scoppia di nuovo l’Afghanistan, tornata in mano ai talebani. Ho capito che quello era un momento storico. I talebani al potere aprivano importanti questioni sui diritti umani. In quel momento è accaduto qualcosa. Mi sono detta ‘Devo ritornare alle origini’. Ho fatto un corso organizzato da giornalisti – War Reporting Training Camp – con nozioni ad esempio di medicina tattica. Sono partita per l’Afghanistan. Una volta tornata, è scoppiata l’Ucraina. Non potevo non esserci”.

Su quanto vissuto e documentato: “Mi hanno colpito le sirene. Poi ti ci abitui. A Leopoli, in un territorio tranquillo, abituarmi però nel cuore della notte è stato difficile. Le vivevo come un incubo. In tutti e tre i giorni nei quali sono stata a Leopoli, la sirena antiaereo scatta alle quattro e mezza. Corri nel bunker dell’hotel. Dura un’ora e poi ritorni al letto. Ma finché ti rialzi nuovamente non addormenti mai. I peggiori incubi li ho fatti in dormiveglia. Non ho ancora avuto il tempo di elaborare il trauma. Gli incubi peggiori li ho avuti a Leopoli eppure ho assistito a mille altre cose peggiori, come la strage di Kramatorsk”.

Come e quando questa guerra terminerà: “Non lo so. Spero duri il meno possibile. Ho la paura che possa diventare un grande Donbass, una guerra estesa a tutta l’Ucraina a bassa intensità come quella che è stata in questi 8 anni senza accorgercene. Al momento io non vedo la fine”.

Se Luciana Coluccello ritornerà sul campo: “Sicuramente si. Non demordo”.

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