Sotto Torchio - 4 Luglio 2022

M5S, Barbano: “Non usciranno da maggioranza, conversione di Di Maio è finta”

Alessandro Barbano, giornalista e saggista, co direttore del Corriere dello Sport, è ospite al Riformista Tv, intervistato da Aldo Torchiaro per la rubrica Sotto Torchio. Tanti gli argomenti toccati, dalla possibile crisi di governo ai temi garantisti della giustizia.

“Riunito, in questo momento, il Consiglio Nazionale del M5s, all’ordine del giorno l’ipotetica uscita dalla maggioranza di Governo. Barbaro, cosa potrebbe succedere?”.

“Secondo me non succederà nulla. I 5 Stelle non hanno motivi per uscire dalla maggioranza, anche perché farebbero un grande favore a Di Maio e perché creerebbero le condizioni per un’interruzione della legislatura, e molti di loro non arriverebbero nemmeno a completarla la legislatura, con tutte le conseguenze del caso. E’ chiaro che c’è una parte di fondamentalisti dell’uscita del governo che potrebbero immaginare l’ipotesi di una scissione. Di certo Conte non ha nessun motivo per abbandonare il governo, sia per quello che accade oggi (con il vantaggio che offrirebbe a Di Maio), sia per quello che potrebbe accadere domani, dopo il voto, il suo rapporto, insomma, con quello che nascerà…”.

“Abbiamo imparato a vedere nel Pd un alleato fedele nei confronti dei 5Stelle. Forse qualcosa sta cambiando?”.

“Il Pd sta valutando costi e vantaggi dell’alleanza con i 5 Stelle. Resta il fatto che il ragionamento su cui si fonda l’alleanza Pd-5Stelle è l’idea che il Centrosinistra possa abbattere le destre. Io sono convinto del contrario; io credo che se Pd avesse ripercorso la strategia renziana con meno errori, guardando al centro, oggi il Pd avrebbe come prospettiva quella di non essere il ‘miglior perdente’, come dice spesso Letta. Al netto di queste valutazioni ‘politiciste’ , quello che conta valutare è l’effetto sull’azione di governo perché, che cosa accadrà quando Conte incontrerà Draghi? Probabilmente troveranno un punto d’intesa sul welfare distributivo, che è uno dei cavalli di battaglia del M5stelle, il reddito di cittadinanza, sarà rifinanziato etc. Cosa voglio dire? Che questo tipo di alleanze eterogenee ci ha permesso di avere un premier che ha ridato dignità all’Italia nel consesso internazionale. Che ha affrontato l’emergenza con efficienza, che ha mostrato che si può avere una posizione atlantista ed essere aperti al dialogo in una situazione tragica come l’aggressione barbara della Russia all’Ucraina. Però, con onestà, dobbiamo ammettere che la portata riformatrice del governo è assente. Le riforme, anche quelle fatte, sono state svuotate all’interno: pensiamo alla
giustizia, pensiamo all’istruzione, alla scuola, pensiamo alla sanità che abbiamo rinunciato a riformare. Non si tratta di vincere, si tratta di governare e vincere sul campo nel rapporto con i cittadini. Questo chiaramente non lo può fare il Pd insieme al M5Stelle”.

“Tanti i cambiamenti all’interno dei 5Stelle….”

“Sì, ma non sono diventati un’altra cosa ‘riformista’. Di Maio potrebbe anche essere un alleato di un’alleanza riformista, però non possiamo pensare che quel percorso ci porti da una prospettiva ideologica rivendicativa populista, massimalista che ci porta poi ad un prospettiva riformista e liberale. Poi ben venga se Di Maio sposa la causa atlantista (che io sposo da anni)”.

Cultura di governo, cultura garantista. A te sembra che ci sia uno spostamento di un’asse culturale di attenzione garantista nel Paese (complice Palamara, il Mostro di Matteo Renzi) c’è interesse in questo senso?”

“C’è curiosità, oggi, nei confronti del garantismo. Prendiamo Palamara che fa un’operazione di delezione – è un pentito che riferisce fatti con l’intento di tirare dentro anche i suoi complici – l’operazione di Renzi segue la stessa logica e mette piazza gli scheletri nell’armadio dei magistrati che lo perseguitano. Detto questo il garantismo è un’altra cosa. E’ una cultura che considera il diritto penale uno strumento residuale della democrazia. E c’è un’extrema ratio; poi, soprattutto, il garantismo sta in un aspetto del diritto penale che siamo andati smarrendo negli ultimi 30-40 anni: il passaggio dal reato al reo. Il diritto penale liberale ha il fatto nel suo radar, non il reo. Ha la colpevolezza non la pericolosità sociale, che è un giudizio soggettivo, ha la prova non il sospetto. Ha il diritto, non la morale. Non possiamo dire che si sta prendo un fronte garantista perché ci sono un pentito e un perseguitato che si fanno sentire. Il fronte garantista si aprirà quando le scuole della magistratura si interrogheranno su quella che è oggi la dimensione della legislazione eccezionale e cioè del codice antimafia nella democrazia italiana. Ci vuole una semina profonda”.

“Ti sei occupato dei mali di Roma: qui c’è il tema dei rifiuti. C’è un ritardo politico-culturale sul tema da colmare?”

“Assolutamente sì. Noi dobbiamo apprendere l’ambientalismo nelle scuole. Oggi il tema non è la transizione ecologica, è la transizione energetica; e a noi mancano gli strumenti culturali per comprendere questo tema”.

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