Sotto Torchio - 17 Maggio 2022

“La mia vita distrutta da Gratteri, ora chiedo l’oblio”, il dramma dell’imprenditore Velardo

Per la rubrica Sotto Torchio condotta dal giornalista Aldo Torchiaro su Riformista Tv si racconta della storia di Antonio Velardo, imprenditore con un lungo vissuto all’estero che sulla propria pelle ha subito le conseguenze di un errore giudiziario provando a fare impresa in Calabria.

“Già dall’età di 18 anni mi ero trasferito all’estero – Velardo racconta – Di ritorno da Capo Verde, in Calabria volevo riproporre lo stesso modello. Ovvero, vendere appartamenti ad una clientela internazionale. Irlandese e britannica principalmente. I calabresi cercavano aziende internazionali che potessero attrarre clientela. E noi siamo una di quelle”.

Con un mandato a vendere, Velardo inizia i propri affari da Brancaleone, sulla costa ionica in provincia di Reggio Calabria. “La nostra società – spiega – aveva sede a Dublino, la base principale della nostra clientela. Alle fiere incontravamo i nostri clienti ai quali proponevamo case vacanza. Molti erano pensionati con l’idea di trascorrere 7 o 8 mesi lì con un clima migliore”.

Ma in un certo momento dello sviluppo business plan, con quasi 900 appartamenti venduti, le maglie della giustizia raggiungono questa storia. Prosegue Velardo: “Quando stavamo per finire la promozione degli immobili, arriva un’indagine per riciclaggio dalla procura di Reggio Calabria, gestita dal sostituto procuratore Gratteri”.
A cinque anni dall’inizio dei lavori si trovano ad essere indagati Antonio Velardo ed il socio irlandese: “Era il tempo della crisi dei mutui quando mi trovavo negli Stati Uniti. Mi arriva il mandato d’arresto per riciclaggio in relazione a qualcosa per la quale non riuscivo a capire il motivo”.

Dall’Italia “Mi chiama mio padre sconvolto dal momento che c’era la guardia di finanza a casa che mi cercava. Non essendo mai entrato in contatto con queste realtà, ho chiesto all’avvocato come comportarmi”. A Velardo l’avvocato spiega come i tempi della giustizia siano molto lunghi e, sebbene si tratti di un errore, c’è bisogno di qualche mese perché il tutto si risolva.

“L’alternativa sarebbe stata andare in carcere – spiega – eventualità che assolutamente non volevo”. Sorgono poi dei timori: “Avevo inoltre paura che l’estradizione in Italia mi avrebbe arrecato dei problemi al visto americano. Decido quindi di affittare un catamarano e arrivare in Belize”.

Un altro passo per discolparsi è l’invio dei conti corrente ai magistrati. Velardo: “Volevamo dimostrare la nostra innocenza”. Ma il tempo passa, anche lì dove c’è un errore. “Passano alcuni mesi – racconta – finché la Cassazione riconosce non esserci alcun indizio di colpevolezza, revocando il mandato di arresto. Successivamente si adegua anche il tribunale d’esame di Locri e poi anche gli stessi magistrati chiedono la mia assoluzione. Il pm chiese l’assoluzione mia e di quella del mio socio”.

Ciò però non ha significato per l’imprenditore la fine di un incubo perché il processo mediatico, dopo quello nei tribunali, è lontano dal concludersi, con continue inchieste che provavano a rilanciare una storia falsa. Velardo: “C’è un’inchiesta contro Credit Suisse. Anche io lì avevo i miei conti correnti. E l’inchiesta vuole portare alla conclusione per la quale la banca facilitasse il riciclaggio con affari sporchi di oligarchi e malavita. Hanno visto la mia indagine senza curarsi che il mio conto fosse lecito, fabbricando una notizia per dimostrare il marcio dietro. Ma i miei conti correnti erano stati bloccati dalla procura sotto rogatoria ed investigati sia dagli italiani che dagli svizzeri. E sostanzialmente trovati limpidi”.

Chi flagella Velardo da circa 6 mesi: “In particolare c’è la testata Irpimedia che fa giornalismo investigativo. È quella che ha prestato il fianco all’organizzazione internazionale giornalistica OCCRP”. Si rivolge ai giornalisti: “Sono disponibilissimo a mostrare tutte le carte. Sicuramente non hanno letto le carte fino in fondo. E tutto il caso, che in alcuni passaggi è complesso, è molto facile da seguire. Gratteri ha ammesso l’errore. Questi giornalisti no”.

Velardo adesso chiede per davvero giustizia, invocando il diritto all’oblio perché il problema è reputazionale: “Abbiamo già denunciato Irpimedia. Vorrei capire il motivo di questo accanimento, nonostante si possa vedere con un po’ più di approfondimento che le notizie sono false”.

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