
Di Maio (IV): “Incomprensibili le polemiche di Calenda. Lavoriamo per un polo riformista senza dividerci”
Onorevole Marco di Maio, vicecapogruppo di Italia Viva alla Camera dei Deputati e tra i fondatori di radio Leopolda. Dice scherzando “Sono il Di Maio giusto”, ma ora che anche Luigi Di Maio ha cambiato gruppo creando una frattura importante contro i populisti, contro il populismo giudiziario. Sta cambiando anche quel Di Maio, adesso ci sono due Di Maio giusti?
Si potrebbe avere il dubbio su qual è il Di Maio giusto, scherzando mi piace dire che il Di Maio sbagliato ascoltando quello giusto sia rinsavito su alcune posizioni. Io ci vedo molto di positivo nella sua conversione, almeno a parole, ai temi del riformismo. Tutt’altro discorso quello delle eventuali alleanze politiche, ma credo che per la politica italiana più populisti si convertono ai temi del riformismo meglio è.
Quello è proprio il fine ultimo del parlamentarismo, l’incontro di culture in cui magari uno prevale sull’altro e lo converte. Alla fine della legislatura talvolta ci si trova su posizioni ben diverse da quelle iniziali. È il caso di Luigi Di Maio e dei tanti che lo stanno seguendo. La notizia di oggi è che anche al Senato è stato costituito il gruppo dei dimaiani Insieme per il Futuro con il simbolo prestato loro da Bruno Tabacci, che il Riformista aveva anticipato una decina di giorni fa. Ma ora Di Maio ci aiuti a capire, Conte fa sul serio? Vuole la crisi?
Credo che sia lui ad essere in crisi d’identità, in crisi politica all’interno del Movimento. Perdere il fondatore che si è portato via 60 parlamentari è un colpo basso. Tutti i deputati e i senatori rimasti nel M5s (e quelli usciti) riconoscono che era Di Maio vero il leader politico. Quindi Conte cerca l’incidente per provare a uscire dal governo, sa benissimo però che Draghi non è un politico come lo era lui a palazzo Chigi, cioè che si fa portare a spasso, ma è uno che questi problemi li vuole schiantare subito. Lo dimostra il fatto che sia rientrato da Madrid non tanto per Conte quanto per rassicurare il Paese. Quindi credo (che Conte ndr.) stia cercando di risalire nei sondaggi ma in questo modo sta ancor più affondando nella sua pochezza politica perché è di questo che parliamo.
Giocando ancora sulla sua omonimia, ma Luigi Di Maio invece cosa vuole fare? Si parla di un partito liberale, moderato, di centro. Centro che, dice qualcuno, inizia ad essere troppo affollato come lo struscio del sabato sera. Questo riferimento centrista è piuttosto aleatorio (non si vota col maggioritario, non ci sono schieramenti, si vota col proporzionale), lei ci crede? È un progetto quello dell’altro Di Maio?
Secondo me si è letteralmente messo sul mercato. Non ha detto ‘fonderò un altro partito’, ha detto ‘ho fatto questa scelta perché il M5s ha preso una deriva e voglio unire e unirmi alle forze migliori del Paese, autoinserendosi in questa categoria. È tutto da vedere quale sarà il suo posizionamento finale, è chiaro che se fosse rimasto nel Movimento sarebbe probabilmente rimasto fuori dalla tagliola del secondo mandato (Grillo è inflessibile al riguardo). Ma c’è anche la considerazione che Di Maio voglia emanciparsi dalla sua provenienza populista e sovranista. Ricordiamo i video no euro, o definizioni come i taxi del mare, le richieste come quella di impeachment di Mattarella. Tutte cose per cui si possono ammettere gli errori ma non basta una dichiarazione per farlo. Lo vedremo alla prova dei fatti.
Ci sta facendo balenare un sospetto, che questa disponibilità sul mercato di Di Maio sia quasi una richiesta al Partito Democratico: “Alle prossime elezioni io ci sono, vi posso tornare utile”
Credo di si e penso al Pd che ha detto ‘noi parliamo con tutti’, noi di IV ad esempio non parliamo con tutti, sicuramente non parleremo con Conte ma Luigi Di Maio se avrà dimostrato di aver compiuto una riconversione delle sue posizioni politiche potrebbe essere un interlocutore, oggi è presto per dirlo. Ma il Pd farebbe bene a distinguere fra Conte e Di Maio perché le posizioni che si assumono anche sulla politica internazionale non sono secondarie.
Fin qui abbiamo parlato di politici ma ora proviamo anche a parlare di politica. Il Parlamento è chiamato a prendere decisioni importanti: lo Ius Scholae. Qual è la posizione di Italia Viva?
Siamo totalmente favorevoli a questa legge che unisce diritti e doveri. Il diritto alla cittadinanza che si consegue se un bambino o un ragazzo che arriva in Italia e completa un ciclo di studi ne fa richiesta. Completare un ciclo scolastico significa fare della scuola e il motore della crescita, dell’apprendimento, della formazione ma anche della formazione della cittadinanza. Un equilibrio e una giusta mediazione tra chi come la Lega dice no, non dobbiamo dare a nessuno straniero la cittadinanza e chi invece vorrebbe aprire in maniera generalizzata: diritti e doveri.
E sulla cannabis?
Siamo favorevoli a questo provvedimento che non va a liberalizzare nessun tipo di droga ma ne depenalizza l’utilizzo. Non significa promuovere le droghe ma promuovere il buon senso. Dobbiamo infatti essere realisti perché i promotori della liberalizzazione delle droghe leggere sono contrari a questa legge perché la ritengono troppo annacquata e noi invece la riteniamo un buon compromesso.
Su Ius Scholae e Cannabis il Pd proprio oggi con Emanuele Fiano ha chiesto e ottenuto la calendarizzazione alla settimana prossima per il voto. Il sospetto è che se ne voglia fare un bis della legge Zan. Cioè una battaglia ideologica che porta a casa il richiamo politico ideale ma non l’approvazione delle leggi. È questo il rischio?
Spero di no. Credo ci siano differenze rispetto alla legge Zan. Qui il Pd anche grazie alla mediazione di IV (noi abbiamo fatto un grande lavoro assieme al nostro sottosegretario agli interni Scalfarotto che per il governo sta seguendo il provvedimento, si è messo al tavolo con altre forze e ci sono le condizioni per portare all’approvazione la legge al netto della confusione che sta facendo la Lega). Bisogna vedere se sul terreno dei diritti se il Pd fa sul serio, se invece ha una posizione riformista o se invece insegue chi vuole solo sbandierare un tema.
Da cosa dipendono? Ho l’impressione che le persone non capiscano
Capiamo poco anche noi, non consideriamo il polo Azione/+Europa avversari ma interlocutori di un progetto comune. Pensiamo che ci sia un elettorato comune, prendendo i sondaggi sempre con le molle, che può arrivare al 10% o forse di più che sarà determinante per la prossima legislatura per garantire all’Italia un governo atlantista, europeista, dalla parte delle imprese e delle persone che lavorano. Mi auguro che l’estate porti consiglio e che si mettano da parte le polemiche e che si costruisca un progetto comune sul modello francese di En Marche di Macron