Sotto Torchio - 6 Luglio 2022

Comunicazione politica, Giordano (Arcadia) su De Luca: “Spezza con la tradizione, parla un linguaggio incarognito”

Per la rassegna di approfondimento quotidiana Sotto Torchio di Aldo Torchiaro su Riformista Tv oggi un focus sulla comunicazione politica con Domenico Giordano, spin doctor e fondatore dell’agenzia Arcadia, nonché editorialista del Mattino e Formiche.net, autore di “Sono un uomo di pace e perfino d’amore” sulla figura di Vincenzo De Luca.
“Il titolo – introduce Giordano – è una citazione dello stesso De Luca, come tutte le altre 101 voci che ho raccolto in ordine alfabetico dalla ‘a’ di animali alla ‘z’ di Zelensky.

A Sotto Torchio si beve l’elisir della verità. Se la parola in questione abbia un ruolo chiave anche nella comunicazione politica. Giordano: “Una parola chiave anche nella comunicazione politica. Tuttavia, la verità non sempre si sposa con la realtà. Il nostro compito da spin doctor, uno dei mestieri più frustranti in Italia, è quello di trovare l’equilibrio e la realtà. Quando sei affianco ad un politico, un leader il tuo compito è quello di portarlo nella giusta distanza tra la realtà delle cose e la verità delle cose”.

Sguardo sull’attualità politica del movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte che dopo aver riunito il partito ha incontrato Mario Draghi. Successivamente, la fiducia alla Camera sul Dl Aiuti. Giordano sul dato dell’astensione e sul possibile disamoramento dell’elettorato nei confronti della politica: “Si tratta di un fenomeno che va avanti ormai da tempo, soprattutto nelle democrazie occidentali. In Italia, non solo col referendum di qualche settimana fa ma anche con le elezioni amministrative, in maniera particolare nel secondo turno, la quota dei cittadini che hanno scelto i propri sindaci addirittura è tra il 30 ed il 40 percento”.

“I sindaci – prosegue Giordano – sostanzialmente non esprimo una maggioranza nelle loro comunità. L’astensione si può recuperare in tanti modi. La cosa più importante è la coerenza. A Verona Damiano Tommasi ha vinto perché un candidato credibile e coerente per i veronesi. La coerenza è fondamentale per ridurre quella quota di astensionismo che di volta in volta cresce sempre di più”.

Se Damiano Tommasi, volto noto della Roma e già leader sindacale dei calciatori, risponda ad una domanda di novità. Giordano: “Questa domanda c’è ma da solo non è sufficiente. Il volto nuovo deve abbinare al non impegno nell’attività politica o amministrativa la credibilità del presidente dell’Associazione Italiana Calciatori con una tenuta del ruolo anche in passaggi difficili della storia del calcio italiano in maniera egregia”.

Parlare forte e chiaro è una prerogativa della comunicazione di Vincenzo De Luca, soggetto dell’opera di Giordano: “De Luca ha fatto del vocabolario in Italia un unicum perché già questo è un elemento di riconoscimento. De Luca è la lingua, il linguaggio. Rompe con il linguaggio della formazione del vecchio partito comunista, più che ingessato”.
Poi la svolta: “Nel ’93 si candida a sindaco di Salerno. Abbandona il simbolo del partito, scegliendo due simboli civici ‘Progressisti per Salerno’ e ‘Giovani per Salerno’ che lo accompagneranno sempre. Già in quell’occasione rompe con la sua tradizione attraverso un linguaggio incarognito”.

Passano in rassegna le foto di leader politici. Su Calenda: “Un leader di rottura. Durante la campagna elettorale come sindaco di Roma con un tweet ha mostrato un nuovo tatuaggio scrivendo ‘Adesso che vado a casa mia moglie mi corca’. Ha utilizzato tanto nella cornice visiva quanto nel vocabolario una semantica di rottura vicina al vernacolare romano”.

È la volta di Giuseppe Conte: “Qui siamo agli antipodi del parlar chiaro. La sua idea è quella che la sua comunicazione sia guidata dall’alto, dalla visione che Casalino ha della comunicazione politica. Non è venuto fuori l’autentico personaggio. Giuseppe Conte è sempre rimasto ancorato alla costruzione del personaggio”. L’altra faccia della medaglia è Luigi Di Maio, forte di un iter performativo. Personaggio finto o reale? “Se dovessimo giudicarlo per quello che ha fatto prima del 19 giugno, quando ha deciso di rompere con l’ortodossia pentastellata, per Di Maio il voto non è sufficiente. È tuttavia uno scolaro che ha imparato, imparando. Con il passaggio dal secondo governo Conte a Draghi, Di Maio ha deciso di dover dare una continuità alla propria carriera politica attraverso uno strappo”.
Su Dario Franceschini, ministro della cultura, attento alla sua esposizione pubblica, molto diplomatico, Giordano: “Lo giudico positivamente, meno attento ai social e più attento agli equilibri; più vecchia scuola. Oggi, in questo momento di passaggio, la vecchia scuola ti aiuta a sbagliare di meno”.

È il turno di Letta, anche per lui un’evoluzione. Giordano: “Nella sua prima fase come sottosegretario dem non è stato molto brillante, invece adesso sta crescendo. Rispetto a tutti gli altri è l’unico che utilizza ‘bene’ i social”.
Partendo proprio da Letta, come sia la comunicazione politica al tempo della guerra da parte dei leader politici: “Inizialmente – spiega – tutti sono rimasti silenti, rispetto alla crisi. Molti erano in imbarazzo, non sapevano se sostenere o meno l’invasione. Insomma, nelle prime settimane sono rimasti silenti mostrando solidarietà agli ucraini, ma senza schierarsi apertamente”.

Su Giorgia Meloni che con la guerra si è riscoperta atlantista, Giordano: “Riscoprendosi atlantista, ha ottenuto un’attenzione e un audience maggiore, perché viene premiata la sua coerenza. La Meloni non aveva scelto di sostenere il governo Draghi, dando voce ad un seguito di persone che erano apertamente contrarie alle riforme di Draghi”.

Se la spiegazione per la quale continua a crescere siano riconducibili al fatto che sia brava a comunicare o semplicemente per inerzia, essendo l’unica all’opposizione, Giordano: “E’ un mix di fattori; sicuramente è l’unica all’opposizione, quindi l’unica che racconta ciò che non va. È coerente perché è l’unica all’opposizione dal 2018. Ma soprattutto, secondo me, cresce perché rispetto a Salvini o Berlusconi è l’unico leader di centrodestra più spendibile.
Cosa ha da dirci sulla comunicazione di Matteo Renzi: “È uno dei pochi che ha una strategia digitale. Ogni lunedì manda una newsletter dove informa dei movimenti di Italia Viva. Lui è una persona intelligente e sa che c’è una divisività sulla sua persona, ma non ha rinunciato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa”.

E sull’altro Matteo, Matteo Salvini? “Paga un po’ il fatto di sostenere un giorno il governo e il giorno dopo rinnegarlo. Questo prima o poi lo paghi, soprattutto quando all’opposizione c’è Giorgia Meloni. E quando non riesci più a prendere quello spazio, non riuscendo più a raccontare quel mondo, diventi incoerente anche agli occhi di chi prima ti dava fiducia”.

Se a spuntarla a destra sarà Giorgia Meloni: “In questo momento sì – spiega – già nel 2021 Giorgia Meloni aveva superato Matteo Salvini. Adesso, nel 2022, Giorgia Meloni è meno performante di Salvini su Instagram. I dati mostrano una differenza appena accennata tra i due, tuttavia su Fb, la piattaforma dove c’è la vera eterogenità, Giorgia Meloni supera di gran lunga Matteo Salvini”.

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