Prado: “Caro Ferrara, non si salva il feto punendo la donna”
Chi ha visto i tg di ieri e chi legge i giornali di oggi sa che negli Usa si ricomincia a discutere di aborto. Oggi commentiamo un articolo a firma gi Giuliano Ferrara per Il Foglio: “Chiunque capisce che nell’interruzione volontaria di gravidanza è implicato qualcosa e qualcuno che sta al di fuori del perimetro della privacy”. È perfettamente legittimo pretendere che lo Stato, il Potere pubblico, faccia di tutto per evitare che la donna si costringa alla scelta di interrompere la gravidanza per ragioni di necessità che sia di carattere economico o psicologico. Questo è perfettamente legittimo e quindi non solo possibile ma dovuto a reclamare che lo Stato si impegni in attività di carattere educativi, preventivo, di formazione, affinché quella scelta non sia obbligata.
Però tutta la chiacchera dietro al discorso anti abortista non tiene conto di un dato di fatto incontestabile. A Giuliano Ferrara dico, sei troppo onesto per non capire che il dibattito su questa questione non tiene conto del fatto che esiste ad oggi la pretesa che il potere pubblico si possa fare Stato sul corpo della donna. Di questo non si può non tenere conto. Laddove la politica di dissuasione, sostegno o conforto non raggiunga il conforto e la donna ritenga per sue ragioni di interrompere la gravidanza, cosa si fa? Si mette la ‘grinfia’ del Potere pubblico o del maschio che lo rappresenta dicendo ‘anche il padre ha i suoi diritti’ che è una bestemmia civile. Gli si consente di infierire sul corpo della donna impedendo ciò che la donna vuole fare? E fino a che non si renderà ragione di questo il dibattito sull’interruzione della gravidanza sarà sempre viziato e corrotto da questo fraintendimento.