
Prado: “Il non-dibattito sulla guerra”
Ritorna l’appuntamento con l’avvocato Iuri Maria Prado, che oggi attraverso un riferimento a quanto pubblicato sui quotidiani commenta l’assenza di un reale dibattito sulla guerra nelle sedi istituzionali opportune.
“Sulla guerra in Ucraina, o per meglio dire sulla guerra all’Ucraina, sulla necessità di fornire aiuto alla resistenza ucraina, anche di tipo militare, il Corriere della Sera ha assunto una linea molto dura. Una linea di ripudio dello slogan ‘Né con Putin né con la Nato’”.
Spiega: “È una linea che mi sembra esemplarmente rappresentata da un articolo di Walter Veltroni che scrive: ‘Se si va a Nettuno o in Normandia si vedono quelle migliaia di croci bianche sotto le quali riposano ragazzi di paesi che non avevano votato o applaudito dittatori, che non avevano organizzato campi di sterminio e persecuzioni di oppositori. Si deve immaginare cosa sarebbe di noi e del mondo se quei ragazzi invece di venire qui a combattere per noi si fossero limitati a innalzare un cartello con scritto ‘peace’ a Minneapolis o a Boston‘”.
A proposito dell’articolo prosegue: “Io sottoscriverei fino all’ultima virgola queste considerazioni ma chi la pensasse diversamente, e cioè chi provenisse dal fronte pacifista, avrebbe credo il pieno diritto di lamentare che, non il Corriere della Sera, ma nei luoghi in cui dovrebbe svolgersi il pubblico dibattito, i luoghi della democrazia rappresentativa, non si svolge in faccia al paese un dibattito franco che veda contrapposti gli schieramenti avrebbe pienamente ragione”.
“Il fronte pacifista lamenta – argomenta – di essere impedito nel trovare tribuna e questa è una critica ingiustificata perché invece quell’altra tribuna da circo c’è eccome. Viceversa, è verissimo che non è stato possibile, ma non perché sia stato impedito, un dibattito pubblico parlamentare su queste cose che non sono esattamente di dettaglio”.
Conclude: “Il fronte pacifista si dice minoritario, a mio giudizio è largamente maggioritario invece in questo paese ed ha il pieno diritto di prevalere non solo in questa o quella occasione di rissa ma anche dove si svolge il procedimento rappresentativo. C’è chi può dolersene, io sarei il primo a dolermene, il Corriere della Sera anche, ma se la cifra civile del paese è questa deve essere rappresentata”.