Strage via D’Amelio, Liguori sui mandanti: “C’è stato un depistaggio della magistratura”
“Trent’anni fa l’omicidio di Paolo Borsellino, poco dopo quello di Giovanni Falcone. Trent’anni fa fu così. Oggi sono passati trent’anni per tutte e due, Falcone e Borsellino, vittime della mafia. Certo vittime della mafia. Ma nel caso Borsellino, anche però protagonisti di uno dei più grandi depistaggi di stato che sono mai stati fatti in Italia. Perché su Borsellino, naturalmente, non si riesce ancora a stabilire esattamente come sono andate le cose. E chi sono stati mandanti, esecutori con precisione. Perché c’è stato un depistaggio effettuato dalla magistratura”. Così il Direttore editoriale di Riformista Tv Paolo Liguori sui trent’anni dalla strage di via d’Amelio.
Sui mandanti dell’attentato, il direttore Liguori prosegue: “All’improvviso spuntò fuori un pentito, Scarantino, che disse ‘vi dico io chi sono stati i colpevoli’. E lo disse. Beh, dopo trent’anni abbiamo scoperto che quel pentito era un pentito fasullo. Aveva capito che volevano da lui delle cose. Ai magistrati le aveva dette, ma subito dopo ritrattò e ritrattò pubblicamente. Chi vi parla faceva il direttore di Studio Aperto all’epoca. Scarantino ritrattò a Studio Aperto. E anche in una rubrica che avevo a Studio Aperto – Fatti e misfatti – noi lo dicemmo subito. Ebbene, fummo silenziati e addirittura il testo di quell’intervista fu secretato e rimase segretato per molti anni. Perché? Perché disturbava i magistrati che avevano raccolto quella testimonianza? Io, senza fare nomi, vi dico che il magistrato che raccolse quella testimonianza fu il pm Di Matteo”.