
Resistenza ucraina, Liguori: “Ma ai civili chi ci pensa? Nessuno deve essere sacrificato in nome di un ideale più grande”
Per la rubrica Fatela Finita l’opinionista Hoara Borselli, insieme al direttore editoriale Paolo Liguori, parla della situazione dei civili in Ucraina.
Hoara Borselli: “Tutti schierati al fianco dell’Ucraina, tutti solidali con l’Ucraina, tutti alla corte di Zelensky. Però ci facciamo una domanda, ma agli ucraini chi ci pensa? Qualcuno pensa ai civili?”
Liguori: “Dicono che questa sia una guerra voluta dal popolo che combatte in armi una sua resistenza nei confronti dell’invasione russa. Io la vedo diversamente perché innanzitutto una parte consistente del popolo è stata messa fuori dall’Ucraina per salvarla, un’altra parte del popolo che ha aderito a questa forma di resistenza è quella composta dagli uomini desiderosi di combattere ma anche quelli non desiderosi sono stati obbligati a non uscire e a combattere. Ma la vera domanda è: si difendono gli Stati e le Nazioni o si difendono gli abitanti? C’è una bella differenza”.
Hoara Borselli: “E’ un po’ una domanda che si rivolge a Zelensky quando si dice che un vero leader pensa a difendere il popolo prima della terra, no?”
Liguori: “No perché per esempio nella storia degli Stati Uniti d’America c’è quella che è stata chiamata la conquista del Texas, lì l’eroismo era per la conquista della terra. Io mi pongo la questione di fronte alla situazione di Mariupol, nell’acciaieria ci dicono che c’è un forte contingente si soldati molto duri che fanno parte del Battaglione Azov, ma insieme a loro ci sono dei civili. E loro ci mandano fuori i filmati di questi civili, civili che possono morire. Poi a quanto mi risulta ci sono anche dei consiglieri militari, che è il vero motivo per cui c’è questa cintura di protezione e che è anche il vero motivo, secondo me, che ha spinto Putin a fermarsi per non fare vittime di altri paesi. Ci sono americani, inglesi, francesi, dicono anche due italiani. Ma ai civili chi ci pensa? Il capo di uno Stato, il signor Zelensky, che io chiamo qui a rispondere personalmente, cosa ci mette a dire intanto questi li salviamo e poi ricominciamo a darcele di santa ragione? Invece il signor Zelensky li tiene dentro e poi dirà che li hanno ammazzati, come fanno in certi territori palestinesi. Zelensky quei civili li vuole salvare o no? E se Putin dice di fermare i combattimenti e ragionare su Crimea e Donbass, tutti i morti che già ci sono stati a chi li vogliamo addossare? All’aggressore o anche alla testardaggine dell’aggredito che dice al mondo ‘mi dovete dare solidarietà fino all’ultimo ucraino vivo’. Io quelli vivi ancora oggi li salverei. Ci perde la faccia? No, secondo me Zelensky sarebbe sempre l’eroe di chi gli crede o di chi lo vota, o degli ucraini che si riconoscono in quello. Però a non farlo ci perdi l’umanità e questo non lo recuperi”.
Hoara Borselli: “Siamo vicino al 25 aprile, stiamo vedendo anche quante contraddizioni si stiano insinuando proprio rispetto a questo tema. La resistenza italiana non può essere paragonata a quella ucraina perché durante la resistenza italiana i civili venivano considerati come degli esseri da dover salvaguardare mentre oggi nella resistenza ucraina i civili vengono quasi utilizzati”.
Liguori: “La resistenza italiana è stata su base volontaria ed è partita da un certo punto in poi, poi era divisa in molte componenti perché dopo l’8 settembre si sciolse l’esercito e furono chiamati o a prestare servizio con la Germania o ad andare in montagna. Quelli che andarono in montagna si organizzarono e furono una parte della resistenza. Poi ci fu una resistenza ideologica, comunista, ma erano perseguitati. Ci furono le armi, ma questa resistenza salvaguardava le donne e i bambini. Quando ci sono state stragi terribili, che ci sono state in Italia, era evidente la costrizione. Nessuno aveva la possibilità di farli uscire. Se i fosse stata quella possibilità certamente i capi partigiani l’avrebbero utilizzata perché erano legati al loro popolo. Mi sembra che Zelensky a questo tipo di popolo ‘popolare’, contadino, non è tanto legato. Lui faceva parte di uno status alto di attori, intellettuali, un mondo diverso dal popolo. Altrimenti si muoverebbe anche per tre bambini. Non direbbe che quei tre bambini possono essere sacrificati in nome di un ideale più grande perché nessuno, nemmeno i militari di Azov, è giusto che sia sacrificato in nome di un ideale più grande anche se loro mi ucciderebbero se mi sentissero dire queste cose. Ma questa però è la litania dei fascismi”.
Hoara Borselli: “Quando si parla di bambini anche solo uno ne basterebbe, non servono grandi numeri per fermarsi. Va bene solidarizzare con l’Ucraina ma pensiamo anche agli ucraini”.