Fatela Finita - 17 Giugno 2022

Carcerazione preventiva, Liguori: “Dalla presunzione d’innocenza stiamo arrivando alla presunzione di colpevolezza”

Per la rubrica Fatela Finita di Hoara Borselli con il direttore Piero Sansonetti del Riformista e il direttore editoriale di Riformista Tv Paolo Liguori si continua a parlare del referendum sulla giustizia, fallito a causa del mancato raggiungimento del quorum.
“Soltanto il 20 percento degli italiani – introduce Borselli – hanno deciso di far sentire la loro voce, di esercitare il loro diritto a votare e dire no, a noi questa giustizia non ci piace, è importante dare un segnale affinché si possa dare un segnale per cambiare”.
L’intenzione oggi però è focalizzarsi su un punto, Borselli: “Qual è stato il referendum andato peggio, quello meno votato, ovvero quello sulla carcerazione preventiva. Viene da chiederci perché soprattutto gli italiani avevano paura forse che con questo referendum sarebbero rimasti tutti fuori?”
Il direttore editoriale Liguori: “Sono anni e anni che si batte sul fatto che la sicurezza si basa tenendo le persone in carcere. Non è così. In carcere dovrebbero andarci quelli presi in flagranza, quelli che stanno commettendo atti di violenza e potrebbero rifarli, in tale caso studiare anche percorsi alternativi al carcere, e poi la criminalità organizzata. Questi dovrebbero stare in carcere perché pericolosi per la società”.
“Invece – prosegue Liguori – il carcere viene usato per tenere i reietti del mondo, delle città, della nostra società. E questo è un uso del carcere improprio. Sono anni che tutte le forze politiche, anche quelle che hanno sottoscritto il referendum per motivi politici, dicono che non deve essere prerogativa di chi accusa tenere la gente in carcere, perché magari qualcuno dei loro amici c’è finito, ingiustamente, impropriamente. Lo dicono però dopo aver fatto una testa agli italiani sul fatto che la sicurezza si ottiene tenendo le persone in carcere”.
Dunque qual è la conseguenza: “C’è un abuso dell’uso della carcerazione preventiva da parte dei procuratori che spesso la usano per sostituirsi alle pene, per vendetta, per spettacolarizzazione con centinaia di arresti di persone che poi vengono scarcerate, oppure perché vogliono costringere qualcuno a confessare. Ma anche l’accusa non si può basare sulle confessioni. La mamma della bambina di Catania ha confessato. Si confessa entro le prime 48 ore. I magistrati più bravi lo sanno. Questi sono abusi del carcere e della carcerazione preventiva. Gli italiani lo devono capire perché sennò sono rovinati”.
Il paradosso: “Dalla presunzione d’innocenza stiamo arrivando alla presunzione di colpevolezza. Nella Costituzione non è scritto questo”. Sugli immigrati: “Quando non sanno dove metterli, li mettono in carcere e poi se ne dimenticano. Il mondo del carcere diventa pericoloso proprio in carcere”.
A proposito di carcere, la parola a chi il carcere proprio non lo vuole. Il direttore Piero Sansonetti: “Come detto da Paolo Liguori, del carcere se ne fa un uso smodato. Un problema ancora più serio col nuovo codice, perché col vecchio codice di quando ero giovane, esisteva il giudice istruttore che aveva un ruolo d’indagine sia a favore che contro l’imputato. Oggi non è più così. Oggi indaga il pubblico ministero, che comunque è contro l’imputato. Abbiamo visto che molto spesso nasconde le prove contro l’imputato perché ritiene che quello sia il suo compito”.
Sulla presunzione d’innocenza: “Una questione che diventa gigantesca perché nell’opinione pubblica passa l’idea che, sebbene tu sia innocente finché non ti condannano, se un pubblico ministero ti ha messo in prigione allora sei colpevole. Altrimenti perché ti metteva in prigione. Capisci che è una cosa gravissima. Oggi, con la separazione di fatto delle funzioni, che non c’è ma è prevista dalla Costituzione che parla di giudice terzo rispetto all’accusa e rispetto alla difesa, la questione diventa ancora più grave perché si dà per scontata la colpevolezza”.
Quale dovrebbe essere la funzione del carcere: “Una funzione sociale. Innanzitutto sulla sicurezza. Io penso che andrebbero messe in prigione soltanto le persone per la sicurezza fisica. Certo, quello che girava con l’ascia inseguendo l’amico andrebbe fermato, cercando di non farlo girare con l’ascia. Se uno ha fatto una truffa, spacciato un po’ di hashish, se ha rubato due mele, vediamo innanzitutto se l’ha fatto, poi se va punito, poi se va punito col carcere perché esistono tante altre punizioni”.
Conclude Sansonetti: “Il carcere può avere una funzione solo di sicurezza. Poi nel 2022 bisogna pensare ad altri sistemi per regolare la vita civile. E anche per regolare la punizione dei reati. È un metodo folle il metodo di mettere la gente dentro una gabbia. O questo metodo è motivato da estreme ragioni di sicurezza, oppure è solo ferocia e vendetta. È lo stato che si comporta come i delinquenti”.
Borselli: “Fanno tristezza le grida di giubilo sul fatto che non fosse passato il referendum, quando oggettivamente non hanno capito che è stata una sconfitta per tutti. È necessario per tutti mettere mano alla giustizia. E non vogliamo credere che al restante 80 percento degli elettori vada bene così”.

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