Fatela Finita - 31 Maggio 2022

Referendum giustizia, Liguori: “In un paese normale i partiti non dovrebbero dare neppure indicazioni di voto”

Hoara Borselli, il direttore editoriale del Riformista Tv Paolo Liguori e ed il direttore de Il Riformista Piero Sansonetti sul voto referendario sulla giustizia del prossimo 12 giugno per la rubrica Fatela Finita.

“Sul referendum della giustizia siamo tutti chiamati a votare. È importante farlo – introduce Borselli – Sembra però che la grande stampa democratica e per le televisioni di questo non si debba parlare. Sembra debba esserci una censura. Addirittura i referendum si sono sempre svolti nell’arco di una giornata e mezze. Addirittura, in questo caso casualmente soltanto domenica”.

Sul perché il direttore Sansonetti: “Hanno paura del quorum su referendum che non stravolgono la giustizia italiana. Per toccare per davvero la giustizia italiana è necessario toccare la Costituzione italiana. Per giustizia giusta io intendo la giustizia. Oggi esiste la magistratura e la giustizia, due entità separate e in contrasto fra loro. Oggi la magistratura è un concentrato di ingiustizia tra politica, rapporti di potere, scalate al potere e ingiustizia. Raramente una sentenza è giusta”.

“A volte – spiega Sansonetti – accade che il giudice si scelga il giudice. Se tu capiti col pm che ti vuole rovinare, ti rovina. Non c’è nulla da fare: sceglie il gip, sceglie il giudice, porta il processo fino alla fine. Noi partiamo dal massimo dell’ingiustizia. I referendum spaccano un meccanismo”.

Sansonetti offre poi un quadro generale: “Recentemente uno sciopero ci ha spiegato che c’è una metà di magistrati che non sono subalterni al potere dell’Anm, ovvero al partito dei magistrati, e l’altra metà che è subalterna. Metà magistratura è per bene, è onesta, ma non riesce a lavorare e probabilmente non ha neanche il coraggio di liberarsi. I referendum spaccherebbero questo meccanismo con la possibilità di ricominciare a parlare di giustizia”.

Prosegue: “Oggi il partito dei magistrati ha in pugno il parlamento italiano, comandandolo a bacchetta. E ha in pugno anche i giornali. I grandi giornali sono armai alla coda del giornale della procura, il Fatto. Questi non possono permettersi di perdere il referendum”.

Rivolgendosi al direttore editoriale Paolo Liguori, Hoara Borselli insiste sulla natura di questa battaglia verso il referendum, per il quale tutti dovrebbero andare a votare.

Il direttore Liguori: “Come ha detto ieri su Il Riformista Claudio Petruccioli, penso che i parti non dovrebbero dare neppure indicazioni di voto, in un paese normale. L’indicazione dovrebbe essere data da comitati di cittadini che vogliono il referendum. In questo paese dove i partiti stanno dando già indicazioni di voto e stanno dando l’indicazione di non andare a votare per far fallire il referendum”.

Sulle dimensioni del boicottaggio: “La grande stampa non è democratica. Stampa e partiti stanno boicottando questo referendum. In questi anni, il più importante partito della sinistra ha ceduto alla magistratura titolarità totale sulle questioni della giustizia e dell’ingiustizia. Ma quando mai un partito che si definisce di sinistra nella storia ha ceduto ad altri la rivendicazione dei diritti. Oggi la rivendicazione dei diritti viene fatta invocando le guerre oppure ci pensa la magistratura male oppure ci pensa la magistratura male, facendo del male ai più poveracci”.

“I partiti hanno subito sempre, lamentandosi quando toccava a loro. Qui c’è un referendum che dice ‘L’abuso e gli eccessi delle motivazioni per gli eccessi per la cancellazione preventiva’. Vuoi che ti faccia un elenco di 15,16 o 18 politici – si domanda Liguori – che in parlamento si sono lamentati per la cancellazione preventiva di altrettanti loro colleghi? Poi c’è la legge Severino. Che cos’è la legge Severino? Per sommi capi è qualcosa che toglie la titolarità agli eletti – che siano in parlamento, nei comuni – di decidere e ragionare perché automaticamente dà alla magistratura un bonus: incrimini qualcuno che poi deve uscire da quella carica magari per un reato bagatellare, nel quale come al solito ci finiscono i sindaci”.

Argomenta: “Dopo aver per anni pianto gli eccessi della magistratura contro questo o quello, hanno abdicato già quando levarono l’immunità parlamentare. Questi non sono gli eredi di quei partiti che arrivano dalla resistenza o hanno votato per la Costituzione, per i quali posso avere il massimo rispetto, bensì quei partiti che hanno votato l’immunità parlamentare. Questi partiti sono i principali colpevoli del deragliamento della Costituzione”.

Conclude Hoara Borselli: “Questi sono alcuni dei tanti motivi per i quali il 12 giugno si vada, tutti insieme, ad apporre si per i referendum. Perché, riprendendo il testo de Il Riformista, ‘Abbiamo diritto ad avere più diritti’.

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