Per la pace dunque filo-Putin, Bertinotti: “L’unico avversario dei pacifisti è la guerra. Punto”
Ospite di Riformista Tv oggi Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera dei Deputati e amico del giornale, intervistato dalla vicedirettrice Angela Azzaro.
Tra le questioni di questi giorni c’è l’accusa diretta ai pacifisti di essere filo Putin. Dunque, subito la parola a chi è un pacifista convinto. “Questo è uno dei tanti segni possibili del vuoto della politica – commenta Bertinotti – Se ci fosse un’analisi dei protagonisti, individuali ed espressione di stati e potenze, questo strumentale gioco non sarebbe nemmeno praticabile. Se uno, prima di iniziare la discussione su pace e guerra, chiedesse a pacifisti come noi cosa pensiamo di Putin, la nostra risposta sarebbe è un autocrate a capo di uno stato autoritario che ha una discontinuità radicale con la pur discussa e giustamente criticata Unione Sovietica, con la quale non ha neanche una lontana parentela. Si tratta di un signore che in una storia profonda riscopre dei fantasmi antichi, che diventano fisicamente presenti. Pensiamo al nazionalismo, lo spirito di patria non come appartenenza ma come avversione all’altra patria, considerata nemica. Una cosa da dire più dura di questa non c’è”.
Prosegue, anche con riferimento alle posizioni ucraine e di Zelensky: “La posizione pacifista non emerge soltanto come vicinanza o come distanza, bensì si misura come radicale opposizione alla guerra. L’unico avversario del pacifista è la guerra.
Altra questione al centro del dibattito è la decisione da parte del Parlamento di inviare le armi, un tradimento della Costituzione. Bertinotti: “La vicenda italiana è così compromessa che gli ultimi eventi rappresentano un continuum. Non si è discusso dell’invio di armi come non si è discusso praticamente di niente. Questo è un Parlamento quasi sospeso. Bisognerebbe riprendere una discussione politica sull’articolo 11 della Costituzione. Stabilire qual è l’interpretazione prevalente di un articolo così significativo è un fatto politico. L’autore dell’articolo è Giuseppe Dossetti, un uomo di pace irriducibile. Questo è un articolo così radicalmente di rifiuto della guerra, che sembra essere impolitico. Alcuni della generazione prefascista che stavano nell’Assemblea Costituente intervennero per dire che si trattava di una follia. Non esiste la politica senza la guerra”.
Come risponde Dossetti, Bertinotti: “Era semplice per noi arrivare a questa scrittura perché avevamo davanti a noi 50 milioni di morti della Seconda Guerra Mondiale. Lo stesso Dossetti veniva da una notte di meditazione a Marzabotto, dove c’era stata una strage nazista e dove sul muretto di una chiesa c’erano i colpi bassi delle mitragliatrici per uccidere anche i bambini. L’orrore della guerra era nel numero e nella qualità, come ogni guerra. E di qui quella formula così radicale ripudia la guerra”.
Dunque, se noi alla fine abbiamo ripudiato per davvero la guerra: “Noi non l’abbiamo ripudiata. E senza dichiarare la guerra, cosa che avrebbe richiamato la questione sulla Costituzione e sulla sovranità del Parlamento, noi abbiamo fatto surrettiziamente delle armi il veicolo principale della nostra politica”.
In questo momento, quale sia il ruolo dell’Europa: “Ci vorrebbe un Europa come potenza delle idee. Un’Europa capace di smettere la potenza delle armi e persino della potenza economica per conseguire la forza di una potenza di immaginazione di futuro. L’Europa ha una continua supplenza, una volta delle armi, un’altra dell’economia. Ma è pur sempre una supplenza. La sua politica si reclude in un altro dalla politica. È un nano con una potenza mai usata a fin di bene”.
Il discorso approda al capitolo difesa comune: “Riconosco alla questione una sua dignità, sebbene non sia d’accordo per niente. Supera il recinto nazionale e potrebbe essere un’occasione per essere meno dipendenti dalla Nato, ovvero dagli Stati Uniti. È anche una storia che sta in una parte della cultura della sinistra europea. Quella dell’interventismo democratico della Prima Guerra Mondiale. Tuttavia l’interventismo militare è stato spiazzato dalla Seconda Guerra Mondiale perché non aveva fatto i conti con le bombe nucleari, cioè della distruzione dell’umanità. L’Europa dovrebbe diversamente tentare un’azione coraggiosa, ovvero stare sulla scena del mondo diversamente.
Come allora fermare la guerra. “Con le trattative – spiega – La prospettiva di pace si alimenta allontanando dal campo l’idea che qualcuno debba e possa vincere. Le due cose sono incompatibili. Adesso la trattativa viene rifiutata da Ucraina, Russia e dal terzo incomodo, gli Stati Uniti. Soltanto il Papa vuole la pace, insieme ad una parte della Chiesa. Sento che non sia casuale che sia una parola fuori dalla politica. Questa cosa è uno scacco terribile per la politica. Nel campo della politica non esiste un’interlocuzione all’altezza della testimonianza spirituale”.