Ergastolo al soldato bambino, Sansonetti: “Questa condanna è un’ingiuria del diritto”

La questione della condanna all’ergastolo di un ragazzino russo che è stato preso in Ucraina ed è stato accusato di aver ucciso a freddo un civile è una questione seria, anche se può sembrare piccola.

La questione dei diritti è una questione essenziale che va difesa fino alla fine, anche nelle condizioni difficilissime che sono le condizioni di una guerra. L’idea di usare un diritto come una forma di vendetta e persino di propaganda, come è stato fatto in questo caso con il ragazzino russo, non funziona perché fa crollare la credibilità.

Come tutte le persone ha diritto a un processo vero e serio che non può essere condizionato dalle barbarie commesse dai russi in Ucraina. Il processo, la giustizia, il diritto cercano le responsabilità individuali di una persona non le responsabilità collettive.

Quel ragazzino non può rispondere per i suoi generali, per i suoi colonnelli o addirittura per Putin. Deve rispondere per sé stesso e perché risponda occorre un processo in grado di stabilire primo se ha commesso o no quel delitto, in quelle condizioni la confessione vale meno di zero, secondo perché l’ha commesso e terzo se aveva ricevuto degli ordini dai suoi superiori di sparare.

Ci sono moltissime cose da accertare che non si possono accertare in un processo velocissimo di pochissimi giorni che si è concluso con l’ergastolo. Sono dei punti di debolezza fortissimi anche perché usati come propaganda.

Questo processo ha avuto una grande pubblicizzazione e l’idea che ha dato è questa: noi siamo in grado di punire chi pensiamo che sia colpevole e siamo in grado di vendicarci degli orrori che ci sono stati fatti.

Non va bene, non funziona così, funziona esattamente nel modo opposto. La lezione che l’Ucraina dovrebbe dare al mondo è quella della difesa del diritto, non dell’ingiuria del diritto. E oggettivamente la condanna di questo ragazzino è stata un’ingiuria del diritto.

Di Piero Sansonetti