
Marmolada, Borselli: “La natura stessa è responsabile della tragedia. Basta caccia ai colpevoli”
Ogni qualvolta il nostro paese viene colpito da una tragedia, ecco la solita narrazione: dobbiamo necessariamente cercare un colpevole. Lo abbiamo visto durante il covid quando il colpevole, l’untore erano il pensionato che andava fuori a portare il cane, oppure i ragazzi che facevano la movida.
A loro dovevamo dare la responsabilità dei morti che si registravano negli ospedali. Lo abbiamo visto con la guerra. C’è stato detto condizionatore o pace. Ovvero, se accendete o alzate il termosifone di qualche grado in più dovete avere sulla coscienza le bombe che cadono in Ucraina.
Ora c’è stata la terribile tragedia sulla Marmolada. Ecco subito il dito puntato. Si cerca il colpevole. Chi è? L’uomo. Abbiamo la necessità assoluta, ogni qualvolta ci siano dei morti o delle catastrofi, di far ricadere su qualcuno una responsabilità anche quando magari forse una responsabilità potrebbe avercela la natura nella sua ciclicità.
No, è l’uomo. L’uomo occidentale. Il progresso. Il capitalismo. L’inquinamento. Anche se poi ci viene da dire che lo statalismo cinese inquina di più del capitalismo occidentale. Ma queste sono tutte domande che evidentemente non affascinano una narrazione unica, il Vangelo degli ecologisti.
“L’uomo inquina e se velocemente non cambiamo le nostre abitudini, tragedie come quelle avvenute sulla Marmolada si ripresenteranno”. Ora, non sta a noi dire se è vero o non è vero. Il punto è un altro: c’è ancora la possibilità in questo paese di porsi dei dubbi, di farsi delle domande, di dare magari ascolto anche ad altri fisici che non sono quelli allineati a quelli scelti dalla grande stampa per dare un unico verbo, un’unica parola? No, in questo paese non si può dissentire. Questa è l’unica vera realtà.
Lo abbiamo visto per tutte le tragedie. Lo abbiamo visto durante il Covid. C’era qualcuno durante il periodo della vaccinazione che si poneva delle domande, dei dubbi. Era incerto, automaticamente bollato come no vax, reietto, sorcio, da chiudere in casa, da estromettere dalla socialità, come diceva De Luca ‘da bruciare con il lanciafiamme al napalm’.
Non è stato possibile dissentire durante il covid. Lo abbiamo visto durante la guerra se ci siamo permessi di dire che ci sembrava assurda questa cancel culture russa, dove è assurdo che i tennisti russi non potessero giocare, assurdo che i direttori d’orchestra soltanto perché russi venissero estromessi dal loro lavoro. “Sei filo-putiniana”. Bollata anche in questo caso.
Oggi, c’è qualcuno che si pone la domanda che la responsabilità di quello che è avvenuto non è tutta da far ricadere sull’uomo e sulle sue abitudini. Sicuramente, l’inquinamento inciderà ma magari non è quello. Forse c’è una natura che ciclicamente, come la storia ci dice, fa dei cambiamenti climatici.
Ci sono adesso i ‘no-siccità’, bollati così perché non riconoscono che ci sia la siccità. Non è vero, è sotto gli occhi di tutti. Basta guardare quello che accade: i fiumi sono prosciugati, non c’è acqua. Tuttavia, il fatto che ci chiedano di chiudere i rubinetti dovrebbe far parte di un senso civico sempre. Lo spreco non dovrebbe esistere. Ma dirci che visto che c’è l’emergenza non dobbiamo farci le docce quando s’ignora il fatto che il 40 percento degli acquedotti perdano e da 30 anni la politica non è stata in grado di risolvere questo problema, sinceramente ci sembra surreale e dalla mia anche estremamente ingiusto.
Di Hoara Borselli