Hoara s'è destra - 26 Maggio 2022

Hoara Borselli: “Il rispetto all’interno di una scuola passa anche attraverso l’abbigliamento”

Vi voglio parlare di un episodio accaduto al liceo classico Albertelli di Roma. Ve lo riassumo brevemente: un insegnate avrebbe ripreso l’alunna dicendole che l’abbigliamento non era consono per stare all’interno della scuola. E la ragazza avrebbe risposto ‘Chi è lei per dirlo? Se vuole continuare con questa conversazione accomodiamoci dal preside’. Una volta dal preside tutto si è risolto in un nulla di fatto.

Perché questa vicenda è balzata agli occhi della cronaca? Perché un professore, venuto a conoscenza dell’episodio, ha riportato questo su Facebook. Una volta sui social un altro professore ha commentato scrivendo: “Questa zoc*****ta avrà quello che si merita”.

Potete immaginare che il fatto che un professore si rivolga ad una studentessa con l’epiteto ‘zoccoletta’ ha fatto insorgere il web. Ora da questo mi dissocio, ritenendo che il codice di comunicazione deve mantenere lo stesso rigore come viene chiesto agli alunni rispetto all’abbigliamento. Quindi che un professore si rivolga con questi termini non è ammissibile e giustificato. Ma questo lo vogliamo mettere da parte.

Quello che mi ha fatto riflettere è che nessuno abbia posto l’accento su qualcosa di fondamentale: ovvero sul fatto di come l’alunna si sia rivolta all’insegnate quando è stata ripresa. Quindi ha diritto o meno un insegnante che all’interno di un luogo dove si va per studiare, ci sono delle regole che i ragazzi devono rispettare, ritenere non consono l’abbigliamento per quell’istituto? Personalmente si, ritengo che un’insegnante possa e debba farlo. Anche se a monte questo dovrebbe partire dalle famiglie.

Come madre di una figlia, direi: “Come al lavoro non ci si va in infradito, come in una chiesa non si va in canotta, a scuola si va vestiti decentemente”. Abbiamo voluto togliere i grembiuli per lasciare libertà. Ma essere liberi vuole dire anche avere rispetto del luogo dove si va.

L’atteggiamento della ragazza, che si rivolge al prof quasi a dire ‘Chi sei tu per dirmi questo?”, ci fa riflettere. Il problema è che gli insegnati hanno perso rispetto agli alunni la loro autorevolezza oppure c’è ormai una totale mancanza di rispetto da parte degli stessi nei confronti dei professori? Non c’è più quella distanza tale per cui mi ricordo che, quando entrava un professore, avevi automaticamente quella distanza. La distanza vuole anche dire rispetto dei ruoli.

Sugli atteggiamenti dei ragazzi, la base dove va ricercata? Sicuramente nelle famiglie. Leggiamo troppo spesso di genitori che si ribellano rispetto a decisioni prese dalle insegnanti, brutti voti, il fatto che gli insegnati riprendano i ragazzi, il fatto che magari decidano di bocciarli a scuola. Capita che un genitore vada molto spesso anche con atteggiamenti molto violenti nei confronti dei professori.

Quale insegnamento dà il genitore al figlio? Anche il figlio è delegittimato a mancare di rispetto a un professore. Credo che in questa storia, al di là dell’epiteto ‘zoc*****ta’, bisognasse fermare l’attenzione su come la ragazza avesse risposto al professore. E capire che evidentemente c’è qualcosa di sbagliato all’interno della famiglia che con messaggi distonici porta i ragazzi a non rispettare oggi gli insegnanti, domani magari un datore di lavoro.

Di Hoara Borselli

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