
Il calvario di Alessia per cambiare nome sui documenti, Hoara Borselli: “Specchio dell’immobilismo del nostro Paese”
Oggi vogliamo farci una domanda e chiederci se è normale che ci vogliano cinque anni per cambiare un nome su un documento. Ora la storia che voglio raccontarvi vorrei che rimanesse esente da qualunque giudizio ideologico. Andiamo nel dettaglio. Lei si chiama Alessia Cantore, è una donna transessuale di 48 anni. Quando aveva vent’anni ed era Santos, così si chiamava, ha iniziato questo durissimo percorso di transizione. Lei si è sempre percepita una donna, una volta raggiunta la maggiore età, cosa che noi sempre diciamo. Insomma, perché questi percorsi è sempre giusto che si facciano quando se ne ha la piena consapevolezza. E vent’anni di età è sicuramente un’età matura per rendersi conto. Io non sto bene in questo corpo. E Santos non stava bene nel suo corpo. Ha deciso giustamente di diventare una donna e lo è diventata a tutti gli effetti. Quindi ha cominciato a sentirsi dentro un corpo che le era più affine a quella che era la sua persona. Però cos’è successo? Che è iniziato anche uno scontro burocratico. Perché io non voglio, ovviamente, che sui miei documenti ci sia un nome maschile. Ma per quale motivo? Perché questo può creare dei grossi problemi, ad esempio nell’ambito del lavoro. Perché io mi presento con i miei connotati femminili. Poi, quando dal documento leggono il nome maschile automaticamente non trovo un lavoro, ma lo stesso può succedere se devo affittare una casa o per qualunque situazione in cui devo sfoggiare un documento che non corrisponde poi al modo in cui mi presentano nella società. Allora avvia, avvia un percorso che, oltre a essere un percorso doloroso a livello personale, come quello che tutte le persone transgender devono affrontare con la burocrazia, tribunali, psicologi dove si deve attestare se realmente questa persona è convinta di fare questa transizione, morale della favola il tribunale ha detto sì, siamo pronti. Quindi il tribunale trasmette la notizia al Comune e poi si può cambiare il documento? No, il documento per essere cambiato, è costato cinque anni di calvario, come Alessia stessa ha raccontato. Venerdì si presentava al Comune e immancabilmente ogni volta la rimandavano a casa dicendo che il documento non era arrivato. Finalmente il documento arriva, ora ha il nome femminile. Però c’è un altro scoglio, ovvero Alessia ha completato il suo ciclo di vaccinazione, ha fatto la terza vaccinazione, però registrata come uomo. Nel frattempo è arrivato il documento al femminile, quindi a livello sanitario lei, Alessia, non risulta vaccinata. Quindi? Entriamo dentro quel cortocircuito burocratico che è una delle più grandi piaghe che ad oggi ci sono nella nostra società e sono quelle che rendono questo Paese fermo, perché sappiamo perfettamente che un Paese dove la burocrazia non funziona, è sicuramente un Paese che non ha prospettive di crescita. Quindi, insomma, al di là di tutto, finalmente per quanto riguarda Alessia, il suo calvario sembra essere finito. Speriamo che venga anche rimediato questo gap a livello sanitario, ma deve essere comunque un monito e soprattutto un modo per dire che non si può e non è ammissibile attendere cinque anni perché venga cambiata una dicitura sul documento.