Aiuti ai giovani, Hoara Borselli: “Manca la voglia di rimboccarsi le maniche. Evitiamo che l’assistenzialismo diventi un sostituto del lavoro”
La ragazza che vedete alle mie spalle è Rachele Scarpa, capolista del partito democratico under 35, selezionato da Letta. Perché si parla molto di lei in questi giorni? Per una sua dichiarazione. Lei, infatti, ha dichiarato che l’impiego non può essere l’unico mezzo di sostentamento. Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso, tale per cui si debba pensare che soltanto con il lavoro si guadagnino soldi. E chiaro che un’affermazione del genere, beh, abbia sicuramente fatto saltare un po’ tutti dalle sedie, anche e soprattutto in un momento del genere, dove c’è una grandissima attenzione al tema del lavoro, soprattutto quando viene associato ai giovani.
Allora, ironicamente io ho detto ‘beh, tutti stanno dicendo che la Scarpa ha fatto una gaffe, invece secondo me purtroppo ha soltanto espresso un dato attuale, ovvero che oggi i giovani pensano – anche e non tutti, perché non è mai bello fare di tutta l’erba un fascio – però tanti giovani sono abituati ad uno Stato che li foraggia, uno Stato che dice benissimo, anche se tu non vai a lavorare e stai a casa, noi ti diamo quella che è stata definita ‘la paghetta di Stato’, il Reddito di cittadinanza. Uno Stato che non fa nulla per quanto riguarda le politiche attive sul lavoro, quasi lavandosene le mani e pensando che sia molto più semplice dare delle sovvenzioni. Lo vediamo anche con la proposta di Enrico Letta. Cosa ha detto in campagna elettorale? ‘Daremo 10.000 € a tutti i diciottenni per incentivarli allo studio, laddove si dovessero e volessero aprire un’azienda’.
E questo va benissimo. Renzi, vi ricordate quando nel 2016 aveva detto diamo 500 € ai ragazzi? Una sorta di incentivo per la cultura, bellissimo, meraviglioso, tutto ciò che si fa per i giovani, per incentivarli soprattutto allo studio, è sacrosanto. Però non può essere una cosa che va a sostituire il concetto del lavoro, uno Stato per definirsi tale – e per far sì che che possa aiutare i giovani – deve investire in quelle che sono politiche attive sul lavoro. E sentire una ragazza che sta facendo una campagna elettorale e dice ‘ragazzi non esiste soltanto un lavoro per guadagnare no’, allora questo, questo è un attimo, ci fa riflettere. Forse ci sono da rivedere alcuni punti fondamentali e dire anche a lei che il lavoro è fondamentale. Ce lo dice il primo articolo della Costituzione, l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. I nostri politici devono tener fede a questa cosa. Poi per chi non ce la fa, ben vengano gli aiuti, è sacrosanto. Soprattutto se possono dare una mano in più ai ragazzi sono ben accetti, ma non può l’assistenza diventare un sostituto del lavoro.