Politica - 27 Ottobre 2022

Marcia su Roma, Sansonetti: “In Italia c’è il rischio di un nuovo fascismo: ecco cosa cambia rispetto all’epoca di Mussolini”

Oggi è il 28 ottobre 2022. Esattamente 100 anni fa, era sabato, i fascisti marciavano su Roma. Mussolini insieme ai famosi quattro quadrumviri Italo Balbo, De Vecchi, De Bono e il segretario del partito Bianchi, marciarono su Roma. Il re Vittorio Emanuele III di Savoia, anziché firmare lo stato di assedio e respingere l’attacco fascista chiamò Mussolini e lo incaricò di formare il nuovo governo. Il partito fascista aveva partecipato alle elezioni politiche sia nel 1919 – venendo sconfitto clamorosamente – sia nel 1921, dove presero circa il 7% in alleanza con i giolittiani.

Il re decise di dare l’incarico al capo dei fascisti che aveva 35 deputati in Parlamento e che riuscì a formare il governo perché una gran parte dei liberali, dei popolari e anche dei socialdemocratici, si allearono con Mussolini e fu formato il primo governo. Poi nel 1924 si rivotò con una nuova legge elettorale, furono elezioni drammaticissime perché le violenze fasciste resero impossibile la campagna elettorale, ci furono anche molti brogli e Mussolini trionfò, prese più del 60% dei voti. Ci fu poi il famoso discorso alla Camera di Giacomo Matteotti che era il capo del Psi che denunciò i brogli e dopo quel discorso fu rapito e ucciso dalle squadre fasciste.

Fu l’unico momento in cui il fascismo tremò, si pensò anche che Mussolini cadesse, i liberali e i socialisti si ritirarono sull’Aventino, uscirono dal Parlamento guidati da Giovanni Amendola. E invece Mussolini entrò alla Camera, fece un famoso discorso nel quale rivendicò l’omicidio Andreotti e disse: “Se il fascismo è un’associazione a delinquere io sono il capo di questa associazione e potrei trasformare questo parlamento in un bivacco per i miei manipoli”. L’azzardo funzionò, Mussolini vinse e poi il fascismo non si fermò più, non si è mai più votato. Ci furono delle elezioni pochi anni dopo ma con una sola lista.

Poi è successo quello che sapete, nel 1925 le leggi speciali, nel 1926 fu arrestato Gramsci e tutti gli altri capi dell’opposizione scapparono all’estero, poi le leggi razziali, la guerra devastante e poi l’olocausto. Nel 1945 grazie ai partigiani e all’esercito angloamericano è finito tutto. Sono passati 100 anni da quella pagina nerissima della storia Italiana.

Io chiedo: Oggi c’è ancora il rischio del fascismo? E rispondo No e Si. No di quel fascismo no, per tanti motivi. Perché l’Europa ha fatto un clamoroso salto di civiltà, in quella metà del ‘900 l’Europa ha toccato il punto più basso di tutta la Storia e poi negli anni successivi si è sviluppata clamorosamente grazie anche alla spinta di alcune grandi ideologie: quella liberale, quella socialista, soprattutto dopo Bad Godesberg che portò il marxismo alla democrazia, quella cristiana, quella democristiana. Un grande salto di civiltà e quindi quel rischio lì non c’è più. Il fascismo violento, mussoliniano, le leggi razziali, l’antisemitismo. No, non c’è più quel rischio.

Però è fortissimo il rischio di un nuovo fascismo che io vedo, e che cos’è? È l’intolleranza, l’illiberalità, il forcaiolismo, il giustizialismo che è fortissimo sia a destra che a sinistra. È forte a destra, non c’è niente da fare. In Giorgia Meloni – che sostanzialmente è una politica democratica – sono fortissime le pulsioni fasciste. Pensate come usa la parola ‘Nazione’. Perché deve usare la parola ‘Nazione’ se in Italia si è sempre utilizzata la parola ‘Paese’ se in America si dice ‘Country’ e non ‘Nation’? perché Nazione è quella parola dalla quale nasce il Nazionalismo, l’embrione del Fascismo. E a lei piace. A lei piace dire merito, famiglia, patria, Dio. Piace perché è il richiamo a quel tipo di tradizione. E poi piace dire ‘più carceri’ perché c’è un fondo di ideologia illiberale, antigarantista, giustizialista, che è fortissimo nella destra: sia in quella di Fratelli d’Italia sia nella Lega. Certo non in Forza Italia che è un partito liberale vero e quindi garantista.

Un altro tipo di cultura giustizialista sta dall’altra parte, fondamentalmente nei cinquestelle che sono il partito che più ricorda – seppur incoltamente – il dannunzianesimo e una certa spinta di tipo fascista nel senso di spinta autoritaria, spinta illiberale, la necessità di mettere le genti in prigione, di aumentare il numero delle prigioni, di aumentare le manette, le pene, di abolire la prescrizione, abolire le indulgenze, di mettere il carcere duro. L’avete sentito per caso Scarpinato? Ha fatto un discorso che, senza offendere nessuno, era un discorso dove i germi del fascismo erano fortissimi. La sua idea è che la politica deve essere il pezzo degli eletti non si sa da chi, prescelti non si sa da chi. Quelli puri, quelli buoni, quelli che difendono la legalità. Gli altri fuori, la democrazia non è per tutti. E dietro a Scarpinato c’era anche un pezzo di Pd che ha applaudito.

Vedete, questa è la questione vera. Io credo ancora nell’antifascismo come lotta per la libertà, per il garantismo, per l’accoglienza, per l’uguaglianza. Ma ci sono gli antifascisti in Italia? Si, forse ci sono ma sono pochissimi. Per questo il rischio di un fascismo moderno è ancora vivissimo.

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