Invasione Ucraina, Guzzanti: “Putin pensava di poter fare affidamento sull’identità degli ucraini filo russi, ma i giovani ora sognano l’Europa”

Il discorso di Putin sulla piazza Rossa durante la parata del 9 maggio, tutti gli occhi puntati li. Che discorso è stato? Bellicista, di pace, di compromesso? Insistere sulla guerra, sui complotti? Nessuno può dirlo per certo. Mi sono fatto delle opinioni guardando dei reportage girati al fianco dei soldati russi che spiegavano come immaginavano la loro guerra. Immaginavano di Trovare un cammino di rose e fiori perché gli ucraini di lingua ucraina fedeli a Zelensky sarebbero stati una minoranza asserragliata intorno a Kiev ma la maggioranza russofona e russofila del Donbass e delle repubbliche autoproclamate dovevano accoglierli come fratelli. D’altra parte l’Ucraina è una finzione geografica, un tratto di matita a casaccio, un popolo ucraino non è mai esistito, come ha detto Putin in passato.
La storia di questi reportage è una presa di realtà triste, è accaduto che anche gli ucraini di lingua, simpatia, madre nonna e zia russa, hanno scelto l’occidente, lo stile di vita occidentale. Putin lo ha compreso quando lui parla di un grande complotto esterno ‘stavano per colpirci con una guerra’, un vento che ha sentito, ed era giusto. Un vento che andava a inquinare e penetrare l’Impero russo. Putin ha fatto dei calcoli basati sull’identità e quell’identità è cambiata, e lui non l’aveva capito. Adesso lo comprende ma anziché reagire male, non l’ha detto, non ha incassato una sconfitta. Ha incassato una realtà che è dinamica ma molto migliore di una prospettiva di guerra.
Si tratterà di trovare degli escamotage, delle offerte, dei referendum, ma se devo dirmi la mia impressione dopo aver visto il pensiero russo dietro le linee, l’accomodamento prima ancora della pace è più vicino anziché più lontano. Una speranza, ma fondata.