Giustizia - 19 Dicembre 2021

La giudice sul caso Crespi: “Rimediare a quelle ingiustizie che la giustizia può produrre”

“Vorrei portarvi l’esempio di un’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Milano, in un caso specifico di cui si è molto parlato, ha ritenuto di escludere il pericolo di reiterazione dei reati compiuti, secondo la sentenza, in un contesto di associazione mafiosa. Badate che il caso si riferisce a una persona che nega la commissione dei reati e il Tribunale di Sorveglianza rispetta questa scelta, la ribadisce e la richiama. E allora cosa fa il Tribunale di Sorveglianza? Osserva che il lungo tempo trascorso dal fatto-reato deve essere coniugato ad altri fattori, tra cui l’impegno professionale e umano della persona a difesa della legalità nella lotta alla criminalità, compresa quella mafiosa, con il compimento di opere che sono oggetto di attestati di riconoscimento e perfino divulgate a fini educativi per le future generazioni”.

Sono le parole del Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Giovanna di Rosa, nel corso del suo intervento al IX Congresso di Nessuno tocchi Caino andato in scena venerdì e sabato scorso nel carcere di Opera a Milano, citando passaggi dell’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza milanese, il 23 giugno scorso, ha accolto, in seguito alla domanda di grazia (parzialmente concessa dal presidente Mattarella), la richiesta di differimento della pena per Ambrogio Crespi dopo la condanna definitiva a 6 anni di reclusione con l’accusa di aver procurato voti a Domenico Zambetti, assessore della Giunta Formigoni, per le regionali del 2010, servendosi, secondo i giudici, di conoscenze in ambienti della ‘ndrangheta.

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