Referendum, Prado: “Non informazione e disinformazione: due strumenti di campagna anti referendaria”

Tradizionalmente la militanza anti referendaria si svolge su due piani diversi. Il primo è la non informazione, cioè fare in modo che i cittadini nemmeno sappiano del fatto che c’è un appuntamento referendario quindi ancora non si tratta di un tentativo di dissuasione fondato sulla critica al contenuto del quesito referendario, sulla contestazione della bontà ed efficacia o ammissibilità dei quesiti. No, si cerca di fare in modo che i cittadini non ne sappiano proprio nulla quindi i giornali e le televisioni non ne parlano.

Per avere migliore prospettiva che l’effetto sia ottenuto la militanza anti referendaria, nell’approssimarsi dell’appuntamento, passa al secondo tipo di iniziativa, al secondo espediente, per completare il lavoro e cioè la menzogna. Generalmente viene attribuito al quesito referendario cose che non contiene, attribuito capacità di riforme innovative che in realtà il quesito non si propone.

Oggi ne da un chiarissimo esempio Marco Travaglio sul Fatto quotidiano che scrive: “Qui si vuole riportare i condannati nelle istituzioni e abolire la custodia cautelare”. Ora ovviamente si può pensare ciò che si vuole dei condannati nelle istituzioni e della custodia cautelare, qualcuno ritiene che vada proprio abolita tranne che in casi di assoluta necessità. Ma si occupa di questo il quesito referendario in materia di custodia cautelare? Cioè l’oggetto del quesito è l’abolizione della custodia cautelare? No, ovviamente.

Questa è una pura menzogna, è una pura mistificazione e quindi è semplicemente il secondo piano di cui parlavamo della militanza anti referendaria: prima non dire nulla dell’appuntamento poi attribuire al contenuto del quesito qualcosa che il quesito non contiene. A quale fine? Far naufragare l’esperimento, ottenere o la mancanza del quorum o il no per il tramite di due sleali espedienti. Il primo di non informazione, il secondo di disinformazione.

Di Iuri Maria Prado