Obbligo mascherina, Ciccozzi (Campus Bio-Medico): “Essenziale sui mezzi di trasporto, Omicron 5 contagioso come morbillo”
Per l’Osservatorio Sanità condotto da Chiara Marconi su Riformista Tv ospite di oggi è il professor Massimo Ciccozzi, epidemiologo, direttore dell’unità di ricerca statistica-medica ed epidemiologica molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Al netto degli anni della pandemia, cosa andrebbe riformato del sistema sanitario con riguardo alla situazione attuale? Ciccozzi: “Questi due anni di covid ci hanno trovato impreparati, sicuramente perché le strutture, territoriali soprattutto erano in defaillance, distrutte da 15 anni di una sanità che non teneva conto del territorio. Chiaramente ciò è stato dannoso. La forza delle persone che lavoravano è stata tuttavia incredibile, soprattutto medici e infermieri in prima linea, senza grandi strutture e aiuti. Mancavano mascherine, guanti. hanno fatto tutto il possibile e l’impossibile.
Una stima delle regioni che hanno lavorato meglio e di quelle che hanno lavorato peggio: “Secondo me il Lazio, insieme alla Lombardia e al Veneto, è tra le regioni che hanno lavorato meglio sulla vaccinazione. Anche la Campania e la Puglia hanno fatto un ottimo lavoro”.
La discussione vira sull’utilizzo della mascherina. Ciccozzi: “Sui mezzi di trasporto è essenziale. Omicron 5 è molto contagiosa, ha la stessa contagiosità del morbillo. Presenta dei sintomi un po’ più impegnativi, febbre un po’ più alta, ma si esaurisce nel giro di tre, quattro giorni. Ciò non toglie che la mascherina vada indossata, visto che non abbiamo molti studi sul cosiddetto long covid”.
Parola al professor Bassetti: “Quando parliamo di tutto ciò che c’è oltre il covid dobbiamo pensare a tutte le malattie che sono rimaste indietro in questi due anni. Abbiamo lasciato indietro tutta la diagnostica per i tumori, tutta la parte di prevenzione, perché si arriva, più tardi a fare la diagnosi, arrivando ad abbassare criticamente le chance di sopravvivenza. Ma ci sono anche tutta una serie di malattie cardiovascolari che potrebbero portare ad infarti o ictus, lo vedremo nei prossimi anni. Noi abbiamo lavorato affinché si potesse arrivare a diagnosticare il più precocemente è possibile infarti o ictus, ma cosa è successo negli ultimi due anni? Che molte persone non si sono presentate ai controlli preventivi perché avevano paura del covid. Da qui una diagnosi tardiva che porta ad abbassare le chance di sopravvivenza o di qualità della vita. Le sfide da affrontare sono molteplici, laddove il covid rappresenti un problema è giusto affrontarlo ma ora è arrivato il momento di guardare oltre il covid e soprattutto che il covid non è uguale per tutti. C’è chi entra con polmonite in ospedale e chi con un tampone positivo, e mi piacerebbe che il sistema sanitario italiano classificasse questi ultimi in modo diverso”.
Se anche Ciccozzi pensa sia giunto il momento di guardare oltre il covid: “Assolutamente sì. Siamo arrivati ad un punto in cui possiamo guardare oltre, perché il covid dà ora sintomi che non portano più ad occupare ospedali e terapie intensive, ma anche i ricoveri ordinari. Io dico – a proposito di riformare la sanità– i medici in prima linea, i dipartimenti di prevenzione delle asl, che sono stati distrutti negli ultimi quindici anni, andrebbero riformati perché è la prima linea che evita l’intasamento degli ospedali”. Sullo stato di impreparazione: “Sai quante persone durante il covid hanno saltato visite di controllo, di prevenzione antitumorale, come tac, mammografie. Davano appuntamento a un anno, un anno e mezzo di distanza”.
Sui dati del fenomeno, Ciccozzi: “Sono stati preoccupanti, ora si stanno stabilizzando, visto che il covid è un virus che si sta endemizzando, si sta adattando a vivere in mezzo a noi, come è naturale che sarebbe successo”. Sui dati relativi all’attività di prevenzione: “Per quanto riguarda la prevenzione i dati ci sono, però c’è da dire che comunque, al di là dei dati, nell’immediato è stato fatto un percorso a parte, nei pronto soccorso, per permettere un percorso alternativo per chi non risultava positivo al covid e poteva, quindi, accedere all’ospedale”.
Se il sistema sanitario nazionale continuerà ad essere accessibile a tutti com’è stato fin ora o ci si muioverà verso un modello più simile a quello americano. Ciccozzi: “Il nostro modello è quello accessibile a tutti, come è sempre stato, e così deve continuare ad essere però dobbiamo riformarlo. Ad esempio, se una struttura pubblica non ce la fa a dare un certo tipo di servizio dobbiamo indirizzarci sul privato ma allo stesso prezzo del pubblico cosicché chi non può permettersi di pagare nulla possa essere curato. Dobbiamo comunque far sì che i soldi spesi per la sanità pubblica, quelli per la ricerca, siano ben spesi per un futuro migliore”.