Napoli - 23 Novembre 2021

Napoli, cocaina imbevuta nascosta nelle coppette di reggiseno e sciolta grazie a un chimico

Bretelle e reggiseno imbottito che contenevano al loro interno pezzi di stoffa imbevuti di cocaina. E’ solo uno dei sistemi utilizzati da una organizzazione internazionale che dal Perù, e più in generale dal Sud America, importava in Italia, e per la precisione a Napoli, ingenti quantitativi di droga che poi venivano trattati da un chimico che ricavava cocaina in polvere, già pronta per essere messa sul fiorente mercato del capoluogo partenopeo e della sua provincia. 

E’ quanto emerso nel corso degli anni in una complessa indagini condotta dalla Squadra Mobile di Napoli, guidata dal dirigente Alfredo Fabbrocini, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha già portato a numerosi sequestri e arresti (44 chilii di cocaina e 215 chili di hashish). Nelle scorse ore i poliziotti hanno eseguito una misura cautelare, emessa dal Gip del tribunale di Napoli, nei confronti di 16 persone, finite in carcere e agli arresti domiciliari, accusate dei reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità e dell’essere la stessa armata, di possesso illegale di armi da fuoco e di spaccio di stupefacenti.

Sono 25 le persone complessivamente indagate. Tra gli arrestati spunta la figura di Vincenzo Criscuolo, 40 anni, considerato uno degli elementi apicali dell’organizzazione nonché gestore di una piazza di spaccio presente in Salita Capodimonte, più volte finita nel mirino delle forze dell’ordine con arresti e sequestri. Lo stesso Criscuolo, finito nel novembre 2019 in carcere (prima del trasferimento in comunità) nell’ambito di un’operazione contro il clan Mauro del Rione Sanità, fu vittima in passato di un raid armato avvenuto nei pressi della sua abitazione in Salita Capodimonte. Diversi i proiettili esplosi dai sicari che non provocarono feriti. 

L’indagine, avviata nel giugno del 2017 dopo il sequestro di 25 chili di cocaina nascosti in un carico di caffè proveniente dal Brasile e approdato nel porto di Napoli all’interno di un container, ha portato alla luce l’esistenza di un’organizzazione che riforniva di droga, sia all’ingrosso che al dettaglio, le numerose piazze di spaccio presenti tra Rione Traiano, Secondigliano, Quartieri Spagnoli, Rione Sanità e nella provincia di Napoli. 

Cocaina nascosta tra i chicchi di caffè o trasportata dai corrieri che ingerivano ovuli e si imbarcavano sui voli diretti in Italia. Altri soggetti sono stati arrestati mentre trasportavano lo stupefacente, sotto forma di panetti, all’interno di bagagli e valigie muniti di appositi nascondigli per l’occultamento del carico. Un altro escamotage era quello di occultare la coca all’interno di capi d’abbigliamento. Indumenti imbevuti di cocaina in laboratori allestiti in Perù e, una volta in Italia, trattati con particolari procedimenti che consentivano di ottenere nuovamente la cocaina in polvere, pronta per essere immessa sul mercato.

Un blitz nel maggio del 2018 a Marano, in provincia di Napoli, portò i poliziotti a scoprire un laboratorio allestito in un’abitazione, dove un chimico arrivato dal Perù e un apprendista napoletano ricavavamo la cocaina occultata in abiti da donna e corpetti in merletto di vario colore con bretelle e reggiseno imbottito.

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