La Contro-Rassegna - 19 Settembre 2022

L’ultimo libro di Veltroni, Prado: “Quando la critica si fa spietata”

Una persona appena sensibile prova imbarazzo, tenerezza quando si imbatte nella critica letteraria feroce, quella che fa a pezzi l’autore e il suo lavoro. Oggi ce ne è un esempio sul Corriere della Sera dove Carlo Verdelli si occupa dell’ultimo cimento letterario di Walter Veltroni. Un paginone intero, “La vocazione di Walter Veltroni: raccontare di noi a tutti noi, storia dopo storia, dettaglio su dettaglio”.

Vale la pena di leggere qualche tratto di questa feroce analisi dell’opera. Dice Verdelli: “Dal pozzo di dolore di Alfredino Rampi alla verità di Giulio Bodrato su Aldo Moro, dal miracolo straziato di Aurelia, la bambina nata ad Auschwitz, al miracolo interrotto di Gino Strada, dalle confessioni senza reticenze di Ornella Vanoni o di Woody Allen, e l’elenco potrebbe continuare per tutti i tre atti e quarantasei capitoli di questo compendio di umanità, la colla invisibile che tiene insieme e in armonia frammenti diversissimi è il prodotto fuori mercato di un artigiano che si è messo di impegno per dare un senso alla propia bottega”.

Continua a fare a pezzi l’opera di Veltroni: “Lo ha fatto inventandosi un ingrediente, per l’appunto la colla Veltroni, che sul mercato prima non c’era e che adesso è i suo riconoscibile marchio di fabbrica. Basta prendere una pagina a caso per accorgersene: nascosti tra le righe ci sono la stessa mano, gli stessi occhi, il medesimo sguardo, l’identico velo di mastice e non c’è bisogno di andare a controllare la firma dell’autore per avvertirne la discreta ma percepibile presenza”.

E’ terribile, spietato.

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