L’informazione grillina e il partito delle Procure, Prado: “Il diritto di parola esercitato agitando le manette”
Oggi la notizia che è un piccolo giornale che fa riferimento all’estrema destra italiana, cioè a quella forza politica con notevolissimi profili di neofascismo che è Il Movimento 5 Stelle ha questo titolone, dice, ecco: “A che serve la legge Cartabia?” Gratteri, il noto procuratore Gratteri non può parlare dopo 200 arresti per non finire indagato. Già già il titolo è significativo, nel senso che suppone che l’aver arrestato qualcuno dia – per ciò stesso – un qualificato diritto di parole, se poi ne hai arrestati 200 hai diritto a una tribuna sconfinata. Poi spiega: “Sono 200 le persone arrestate per un’inchiesta sui presunti legami tra ndrangheta e politica, ma per il bavaglio della legge Cartabia il procuratore Gratteri non può parlarne. Se non a rischio di finire indagato”.
Ora noi siamo il Paese in cui questo signore, come tutti purtroppo, hanno dovuto verificare, non convocava le televisioni, i giornalisti a margine dei suoi rastrellamenti giudiziari e spiegava che quella era l’inizio di una rivoluzione, la rivoluzione tesa a smontare come un giocattolo pezzi d’Italia. Siamo il Paese in cui questo stesso signore – che apparirebbe leggendo questo titolo, a rischio bavaglio – era dalla TV pubblica, pagata da tutti, invitato a tenere requisitorie senza contraddittorio sui processi che ha in corso. Il signore, quindi, lasciato libero di dire quel che pensava dei propri indagati, molti dei quali poi erano rilasciati perché arrestati ingiustamente.
Un sistema dell’informazione che non pensa mai non è mai sfiorato dal sospetto che forse, accanto al diritto di tribuna conferito a chi accusa, dovrebbe essere previsto un posticino, per parità di condizioni, a chi è accusato? Perché il diritto della difesa non è un dettaglio nel nostro ordinamento costituzionale. Se poi si tratta e molto spesso si tratta di accusati ingiustamente, forse quel diritto di tribuna andrebbe, come dire, omaggiato con con più forza. Ma il problema politico che è denunciato da un titolo come questo, sia pure da un giornale, appunto di nicchia, che fa riferimento a una forza politica che si spera in recessione, è quest’altro, ossia che il magistrato non ha diritto di parola o non dovrebbe avere diritto di parola quanto un qualunque cittadino.
Perché il magistrato è un uomo armato. È un uomo armato della possibilità di arrestare l’altrui libertà, di infierire sulla vita e sui patrimoni delle persone, eccetera. Ovviamente è un compito necessario, da svolgere con la dovuta oculatezza, ma pone il magistrato in una posizione diversa rispetto a quella in cui è posto ogni cittadino. E l’invocazione del diritto di parola per un magistrato, specie se il diritto di parola è usato per difendere il proprio processo che è contro qualcuno che ha pari diritti e cioè il cittadino, ecco, siamo completamente fuori segno.