In Abruzzo prosegue la luna di miele della Meloni, il ‘campo largo’ è una illusione
Il voto in Abruzzo è un voto nazionale per come la campagna elettorale è stata vissuta dai leader e per la caratteristica di una regione che ha una contiguità non solo geografica con la politica romana. Il voto segnala che la luna di miele tra Giorgia Meloni e il suo popolo non si è esaurita, che la Lega vive un momento di crisi ma invece Forza Italia registra un avanzamento che alla vigilia non era facile prevedere. Che vuol dire? Che il centrodestra è riuscito a prolungare il suo rapporto di fiducia con l’elettorato oltre il tempo in cui normalmente questo rapporto si usura, almeno a confronto con i precedenti presidente del consiglio delle ultime stagioni.
Ci sono una serie di ragioni per spiegare questa stabilità: Meloni è una leader che mette la faccia su molti dossier, quindi il suo protagonismo ha un impatto sull’elettorato, il fatto che ha stabilito una collocazione atlantista che rappresenta un accreditamento nelle cancellerie e soprattutto un punto di distinzione su un elemento della politica nazionale che in questo momento rappresenta un tratto qualificante del dibattito pubblico nazionale; il fatto che fin qui ha fatto poco o nulla sul terreno delle riforme che aprono divisioni sulle categorie normalmente bacino delle forze politiche. Per questo forse il terreno di confronto sulla riforma costituzionale rappresenterà la prima vera sfida rischiosa della legislatura.
Quanto al centrosinistra e al cosiddetto campo largo l’illusione che questa prospettiva avesse una concretezza politica trova nei numeri una smentita clamorosa. Innanzitutto perché gli elettori del 5 stelle si dimostrano disponibili a votare i loro candidati e non anche i candidati di un fronte riformista di area Pd come nel caso dell’Abruzzo. Infatti l’astensionismo, dalle prime interpretazioni, è da attribuire alla fuga degli elettori del Movimento 5 Stelle in parte confluiti nel Pd ma in parte rimasti a casa, e passati dal 19% al 6% con una clamorosa discesa. Il Pd raccoglie un risultato elettorale lusinghiero ma vede questa prospettiva del campo largo come una illusione contraddetta dal primo riscontro delle urne. Manca una leadership chiara, manca una unità di intenti sulle questione strategiche come la politica internazionale. È difficile capire com questo cartello possa proporsi in maniera credibile agli elettori, ma è vero che una opposizione alternativa al momento non si vede.