Garantismo e antiproibizionismo, Prado: “O vanno insieme, o sono finti”

Alcuni amici mi rimproverano di aver scritto un articolo, qui sul Riformista, con il quale criticava certe dichiarazioni in tema di droga di Carlo Nordio. Carlo Nordio, candidato di Fratelli d’Italia e possibile ministro di un eventuale governo di centrodestra ecc. In buona sostanza mi dicono: “Ma come?” C’è la possibilità finalmente di un garantista in Parlamento del peso di Nordio, peraltro. Addirittura la possibilità che un garantista come questo diventi ministro e tu vai a fargli le pulci. Ma insomma non ha molto senso, non è molto opportuno.

Vai a fargli le pulci poi, per un dettaglio nel quadro di una complessiva impostazione garantista, un dettaglio che, insomma, non non merita tanto accanimento. Il problema è che la normativa proibizionista e repressiva in materia di droghe non costituisce un dettaglio, non costituisce una cosa sulla quale si può transigere, quantomeno in ottica liberale. Si tratta di una normativa che criminalizza comportamenti sostanzialmente inoffensivi, tenuti da milioni di cittadini italiani dai 13 ai 75 anni, verosimilmente.

Una normativa che pretende di trattare la gestione di un normalissimo prodotto agricolo – perché di questo si tratta, quantomeno con riferimento alle droghe leggere – con il presidio penale di cui tutti sappiamo. Un presidio che ha poi il ricasco, che chiunque si occupi di giustizia, chiunque si occupi di carcere conoscono, e cioè il sovraffollamento carcerario, l’inutile sovraffollamento carcerario che infatti registra come componente fondamentale reati direttamente o indirettamente connessi alla gestione, quindi all’uso al cosiddetto spaccio di queste sostanze.

Non si tratta quindi di un dettaglio, a nostro giudizio – molto umilmente, modestamente – un cosiddetto garantista, che pretenda di gestire questo comparto e di interessarsi alla cosa pubblica, facendo finta che questo problema non sia tra i più urgenti del nostro sistema di amministrazione della giustizia, merita critica.