
Gaiola inaccessibile, critiche alla gestione dell’area protetta: “Eliminate la zona rossa”
La situazione delle spiagge pubbliche partenopee sta progressivamente tornando alla normalità, pur con le numerose e gravose limitazioni dovute ai protocolli anti-covid, relativi al distanziamento sociale e alle norme igieniche.
La celebre spiaggia della Gaiola, a Posillipo, fa caso a sé, trattandosi di un’incantevole area marina protetta che deve altresì “rispettare contemporaneamente le norme previste per i luoghi della cultura, le riserve naturali dello Stato e i luoghi di Balneazione pubblica, oltre naturalmente a quelle sulla sicurezza dei lavoratori, ivi compresi i volontari”, come si legge da un comunicato di oggi della Gaiola Onlus, che gestisce l’area.
La riapertura e i relativi ritardi, tuttavia, non fermano le polemiche e il malcontento di molti napoletani, insoddisfatti della gestione complessiva della Gaiola che, ben prima del Covid, prevedeva rigide norme di contingentamento e divieti d’accesso.
Abbiamo ascoltato le ragioni di Giovanni Brun e Francesco Marra, che gestiscono da anni un’attività di escursioni in Kayak nei mari di Napoli, e che mettono in discussione l’istituzione stessa di una “zona rossa” alla Gaiola. L’area marina protetta è infatti caratterizzata da due zone, una gialla (zona B) dove è consentita la balneazione e la navigazione a remi o a vela, e una zona rossa (zona A) in cui invece è completamente proibito l’accesso, anche via mare.