
Crisi Governo, Martini (Stampa): “Aspettiamoci sorpresa. Draghi accetterà fiducia più larga di quella già avuta”
A Sotto Torchio su Riformista Tv con Aldo Torchiaro c’è il giornalista della Stampa Fabio Martini. Al centro la temperatura dell’arena politica che proprio in queste giornate sta toccando picchi altissimi.
Martini: “Spesso noi giornalisti usiamo delle metafore esagerate, enfatiche. Stavolta si. Effettivamente è una crisi complicata, molto più seria di quella che viene descritta perché il contesto è terribile. Eppure la temperatura si sta raffreddando, attenzione”.
Accantonando gli sviluppi della crisi, un focus sul congresso del Partito Socialista che lo stesso Martini ha coperto: “Il partito più antico si era eclissato. Tuttavia ha mantenuto la forma, l’identità e l’orgoglio di un partito. Si tratta del partito che ha svolto più congressi negli ultimi anni. In questa occasione c’è stato un dibattito di buon livello, dignitoso. Per la linea politica, è stato deciso che il PSI sarà alleato del PD e probabilmente di Articolo 1 con liste, in futuro, del PSE. Ovvero, il Partito del Socialismo Europeo.
Sulla partecipazione giovanile: “Oltre la retorica, a questo congresso ho visto la partecipazione di un 20-25 percento di under30. C’è stata la scelta originale da parte del PSI di essere presenti nei comuni. Dal punto di vista nazionale non li sentiamo quasi mai, quasi più. Invece nei comuni c’è una presenza vivace con risultati significativi. Evidentemente, in quel modo c’è anche un proselitismo giovane. Interessante”.
Recentemente Martini ha avuto una conversazione con Romano Prodi, approfondendo sul profilo di Eugenio Scalfari: “Scalfari aveva questa usanza di parlare molto con tutti i leader e potenti, salvo poi appoggiare una parte e avversarne un’altra. Questa originalità fatta ad un livello giornalistico alto dà sicuramente risultati rilevanti. Prodi notava la capacità di influenza sia sulla classe dirigente che sull’opinione pubblica che ha avuto un intellettuale come Eugenio Scalfari”.
Con Martini si ritorna sulla crisi: “La situazione si sta schiarendo. Da parte del PD e dello stesso Draghi si è sciolta l’idea che tutto il movimento 5 Stelle debba confermare la maggioranza precedente. Il punto è che se i dissidenti dei 5 Stelle avranno una consistenza forte tale da configurare un’operazione politica e non un’operazione trasformistica allora potrebbe esserci la sorpresa. Draghi potrebbe accettare una fiducia più larga di quella già avuta e a questo punto il governo riprende lena”.
Martini prosegue sull’episodio determinante: “C’è stato un accordo in conferenza dei capigruppo con Crippa, capogruppo dei 5 Stelle alla Camera e tra i possibili scissionisti. Hanno convenuto che il dibattito dovesse trasferirsi al Senato anziché alla Camera”.
Dunque se ci sia da spettarsi una fase di rilancio da parte del Governo: “Il solo fatto che prosegua il governo Draghi, guidato da una personalità che in Occidente i capi di stato stimano, sarebbe già una notizia grossa”.
Riprendendo l’intervista della Stampa al politologo Marc Lazar, se le dimissioni di Mario Draghi possano configurarsi come un gesto di cortesia a Vladimir Putin. Martini: “Stiamo parlando di un conflitto di straordinaria importanza nella storia del secondo dopoguerra. È evidente che questo pesa soprattutto per chi ha dettato la linea a gran parte degli altri capi di stato e di governo. Può piacere o meno una linea così atlantista però così è. Si può dire che a Mosca abbiano brindato, seppure simbolicamente, quando hanno avuto questa notizia. Non c’è nessuna forzatura in questa lettura. D’altra parte, lo hanno detto”.
Si discorre a proposito di centrodestra, dove nei sondaggi continua a crescere Giorgia Meloni e tra Forza Italia e Lega si discute da posizioni differenti nelle more della crisi di governo: “Forza Italia vuole Draghi ma senza 5 Stelle. La Lega è invece su una linea di abbandono. Questa è un’articolazione che c’è stata, continua ed è bene che sia così. Finché non abbiamo un sistema bipolare, con diverse articolazioni questo non può che essere un bene”.
Se si votasse oggi, chi vincerebbe? “Le intenzioni di voto segnalano che vincerebbe il centrodestra. Tuttavia non dimentichiamo che nel momento in cui c’è un discrimine, inizia allora un’altra storia”.
Si conclude sul panorama politico riformista: “Carlo Calenda disperatamente vuole correre da solo. In queste ore sta provocando il PD, per il quale andrà comunque con Conte. Ma non è affatto vero. Potrebbe esserci la sorpresa che se ci sono le elezioni, il PD sarà contro tutti. Renzi mi sembra di vedere essere nell’orbita del PD. L’area riformista fatica a prendere corpo”.