
Accordo Pd-Azione, lo spin doctor Rosati su collegi uninominali: “Ma quale 70-30? A Calenda andava bene anche il 18%”
A Sotto Torchio, l’approfondimento quotidiano su Riformista Tv, Aldo Torchiaro intervista Aldo Rosati, collaboratore parlamentare nonché stratega politico per comprendere meglio cosa sta accadendo dietro le quinte della politica nelle giornate decisive per chiudere le liste.
Rosati: “Sono giornate molto agitate, la scadenza elettorale si avvicina sempre di più. Ricordiamo due date. Il 14 il deposito dei simboli e quindi delle conseguenti alleanze ed entro il 22 le liste depositate in corte d’Appello. Siamo veramente al rush finale”.
“In questi giorni – prosegue – si decide il destino di molte persone. Anche le alleanze che sono intervenute prevedono degli assestamenti che per alcuni saranno dolorosi”.
Una situazione da gioco delle sedie musicali, dove gli scranni sono pochi e le persone che si azzuffano per sedersi quando finisce la musica numerose. Rosati: “Ricordiamoci che il gruppo di maggioranza relativo uscito dalle urne del 2018 è il M5S, che allora prese il 32 percento. Oggi i sondaggi danno al neopartito di Conte nella migliore delle ipotesi l’11 percento”. L’altro dato: “C’è una riforma, approvata nel corso della legislatura, che taglia il numero di deputati e senatori”.
Una riforma votata dal PD: “Fu una delle condizioni – spiega Rosati – che i 5 Stelle chiesero al PD nel famoso passaggio dal Conte 1 al Conte 2 con delle garanzie a corredo di quella riforma parlamentare che non sono mai state approvate”.
Il ruolo i Mattarella, Rosati: “Il capo dello Stato ha esercitato le sue funzioni fino all’ultimo per difendere la legislatura e salvare il governo Draghi. Preso atto che una parte della maggioranza si è tirata indietro, Mattarella a questo punto aspetta l’esito del 25 settembre per poi rientrare in campo”.
Con Carlo Calenda il PD ha siglato un accordo. Il problema: quanto sarà duraturo? “Calenda – spiega il collaboratore parlamentare – si è sicuramente guadagnato il titolo della stagione essendo la novità di questa elezione, colui che è riuscito a costruire un partito liberale con Carfagna e Gelmini. Credo di si, l’accordo sarà duraturo”.
“Calenda aveva un’offerta che non poteva essere rifiutata – prosegue sui collegi uninominali con il 70 per cento di candidati PD e la restante parte di Azione – Mi ha colpito un sondaggio di YouTrend per il quale l’accordo sarebbe andato bene anche se si fosse fermato al 18 per cento”.
L’accordo dalla prospettiva del segretario democratico: “Dopo il dietro-front di Conte, Letta aveva l’assoluta necessità di chiudere l’accordo con Calenda che sempre nei sondaggi è il cespuglio più alto. Letta era obbligato per poter dire ‘la partita è riaperta’”.
Sul futuro del PD a partire dal 26 settembre, Rosati: “Letta ha deciso per una partita molto rischiosa e generosa. Quindi, o bene bene oppure male male quando per bene bene intendiamo anche perdere le elezioni ma con una percentuale compresa tra il 36-38 per cento”.
Lo stesso Rosati ricorda: “Subito dopo le elezioni il Partito Democratico farà un congresso”.